Il rischio è duplice e temibile quanto la frana crollata mercoledì scorso dentro al cantiere della Ecofim in via Andronico che ha risucchiato una decina di auto e...
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Facendo una stima approssimativa, lo scarico del materiale necessario per ingabbiare lo smottamento dovrebbe concludersi domani ma per oggi sono previste piogge abbondanti. Dunque? Nonostante la solerzia (i camion sono tornati operativi ieri in serata) i tecnici e i geologi sul posto non hanno escluso questo pericolo: la palazzina rosso-porpora che si affaccia sulla frana potrebbe venire giù. Il secondo rischio, invece, è legato all'inchiesta della procura di Roma, che ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di crollo colposo e iscrivendo nel registro degli indagati il proprietario dell'area e amministratore dell'Ecofim, Luca Cieri, e il rappresentante legale dell'impresa edile che sta realizzando i lavori, Giorgio Tamburini.
LE INDAGINI
Se è più che necessaria (come primo step) la messa in sicurezza della zona, rischiano di perdersi alcune prove utili alle indagini. I periti nominati dalla procura hanno iniziato le ispezioni. Ieri sono stati raccolti dei campioni di terra dalla parete franata per capire se la conformazione del terreno sia quella che gli esperti chiamano per convenzione sabbia di Monte Mario, ovvero un mix di argilla e sabbia per l'appunto, suddiviso però in strati, come un millefoglie. Chiaramente le altre operazioni sul terreno potranno svolgersi solamente quando il costone crollato sarà messo al sicuro. Aspetti non secondari comunque rispetto all'acquisizione dei permessi a costruire rilasciati dal Campidoglio da parte della procura. Il punto è infatti stabilire se quel terreno tecnicamente era edificabile, in che misura, a quale profondità.
«UNA NUOVA VIA FARNESINA»
Proprio i geologi, tra cui Massimiliano Agostini e Alessandra Pancari, non escludono che alla fine possa venir fuori la sorpresa: una seconda via Farnesina. «Non possiamo scartare spiega Agostini strutture antropiche sepolte». Più banalmente, come è accaduto per il crollo della palazzina a Ponte Milvio che portò alla luce un canale sotterraneo, c'è il rischio che gli allagamenti denunciati più e più volte dai residenti di via Andronico dentro al cantiere, siano stati provocati dalla riapertura di una falda sotterranea in quella zona in cui la memoria storica del quartiere ricorda esserci stata la cisterna di Mussolini. Una sorta di lago naturale risalente al 1920 che fu poi coperto e dimenticato anche dalla costruzione dell'istituto religioso Santa Maria degli Angeli. «È ancora molto prematuro conclude Agostini ma tra le ipotesi potrebbe esserci quello dello scavo eccessivo».
Fattore che, tuttavia, da solo non basterebbe a spiegare il crollo della parete. Insomma, bisognerà aspettare prima di risalire all'origine dello smottamento. Di certo i residenti ne avranno ancora per giorni. Nell'ipotesi più rosea, ovvero quella per cui la messa in sicurezza provvisoria venga ultimata senza problemi entro domani, si dovrà poi procedere al consolidamento della parete mentre saranno i vigili del fuoco a decidere se e quando far rientrare i cittadini evacuati nelle proprie abitazioni. Intanto ieri sera nuovo allarme in via Appiano (800 metri circa dalla frana): per l'avvallamento di un tombino, i vigili urbani hanno rimosso le auto in sosta.
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Il Messaggero