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Sono passati 38 anni da quando, il nove ottobre 1982, la Capitale venne scossa dall'attentato alla sua Sinagoga. A perdere la vita Stefano Gaj Tachè, appena due anni, mentre altre quaranta persone rimasero ferite. Oggi Roma si è fermata per ricordare la piccola vittima di quella triste giornata, la cui memoria è impressa nel mome di una strada davanti al Tempio Maggiore.
Stefano Gaj Tachè, 38 anni fa l'attentato che uccise il bambino ebreo alla Sinagoga di Roma
Questa mattina proprio lì, si è svolta la cerimonia di commemorazione alla presenza della sindaca Virginia Raggi, dell'assessore alle politiche abitative e all'Urbanistica Massimiliano Valeriani, Riccardo Di Segni, del rabbino capo della comunità ebraica di Roma e di Ruth Dureghello, presidente della stessa: «Siamo qui per ricordare quella pagina terribile, non solo per la comunità ebraica ma per l'intera città - ha commentato la presidente - restano ancora punti da chiarire, ma oggi vogliamo ricordare la vicinanza alla famiglia e ai feriti».
LA STORIA A provocare la tragedia, un commando palestinese composto da circa dieci attentatori, che aprì il fuoco, con granate e raffiche di mitra, contro chi, ignaro, quel sabato stava uscendo dalla Sinagoga. L'episodio è considerato il più grave accaduto in Italia contro la comunità ebraica dalla fine della seconda guerra mondiale.
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Il Messaggero