Roma, attentato alle Poste, «Gli anarchici avevano un complice nell'ufficio»

Roma, attentato alle Poste, «Gli anarchici avevano un complice nell'ufficio»
Un pacco bomba che esplode fuori dall'ufficio postale di via Marmorata, a Testaccio, poco dopo l'apertura. La pista di una rivendicazione anarchica resta quella più...

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Un pacco bomba che esplode fuori dall'ufficio postale di via Marmorata, a Testaccio, poco dopo l'apertura. La pista di una rivendicazione anarchica resta quella più plausibile, per la procura di Roma. Ma ora si fa strada il sospetto che gli autori, durante l'azione di quattro giorni fa, abbiano avuto un appoggio interno. Sono i dettagli dell'operazione a non convincere gli inquirenti, che procedono per atto di terrorismo con esplosivo. Nell'informativa che la Digos ha consegnato ieri al procuratore aggiunto Francesco Caporale e alla pm Tiziana Cugini, si legge che gli attentatori sono andati a colpo sicuro, certi di non essere ostacolati.


Hanno piazzato l'ordigno nel parking riservato ai dipendenti, a poche decine di metri dalla Piramide Cestia, davanti all'ingresso laterale delle Poste. In un punto non ripreso dalle telecamere. Il sistema di videosorveglianza, infatti, è rimasto spento proprio in quell'area a causa di un contenzioso con la ditta installatrice che ne reclama il pagamento e anche con i sindacati, che nella ripresa degli impiegati in arrivo sul luogo di lavoro vedono una violazione della privacy. L'ordigno era collocato in un posto auto vuoto, tra un furgoncino postale e una macchina. Per gli investigatori, solo il personale interno all'azienda poteva essere a conoscenza di questa circostanza.
 

IL TIMER
A insospettire chi indaga è anche la tempistica. Il pacco bomba, composto da due bottigliette piene di benzina, polvere da sparo e fili elettrici contenuti in una scatola di plastica, era collegato a un timer da cucina. È deflagrato alle 9 di mattina ed era programmato per esplodere a distanza di un'ora dall'attivazione. Questo significa che l'ordigno è stato innescato alle 8, proprio quando i dipendenti dell'ufficio all'Ostiense si recano al lavoro e quando nell'area del parcheggio non gravitano altri soggetti. Potrebbe essere stato piazzato durante la notte e poi acceso il mattino seguente. Per il momento, nessun nome è stato iscritto sul registro degli indagati.


Un testimone oculare, un impiegato dell'ufficio già ascoltato dagli inquirenti, ha dichiarato di aver visto l'esplosione, ma non chi ha collocato la bomba. Le indagini si sono da subito indirizzate verso la galassia anarchica romana e gli inquirenti stanno facendo accertamenti per stabilire se ci siano collegamenti con un incendio che il 15 aprile scorso ha distrutto 15 veicoli delle Poste in un parcheggio a Colli Aniene. Un altro atto doloso, per la procura. Due settimane prima, gli anarchici avevano fatto saltare un postamat a Modena, rivendicando poi l'attentato. Nel mirino dei sovversivi potrebbe esserci proprio l'azienda, alla quale i network eversivi hanno dichiarato guerra per i contratti precari e, soprattutto, per la collaborazione con lo Stato nel rimpatrio dei migranti attraverso la compagnia aerea Mistal Air, accusata di effettuare con voli charter «deportazioni coatte di immigrati».
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Il Messaggero