Evasione, droga e aggressioni: continuava a delinquere benché ai domiciliari

Roma, continua a delinquere benché ai domiciliari: finisce in carcere
Evasione, droga e aggressioni. Nonostante  fosse agli arresti domiciliari, un italiano di origine eritrea aveva continuato a delinquere. Così gli agenti ddel...

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Evasione, droga e aggressioni. Nonostante  fosse agli arresti domiciliari, un italiano di origine eritrea aveva continuato a delinquere. Così gli agenti ddel commissariato Porta Maggiore, diretto da Augusto Pallante, hanno eseguito una misura cautelare in carcere nei suoi confronti emessa dal Tribunale di Roma.


Il giovane, già noto alle forze dell'ordine per una serie di reati contro la persona e il patrimonio, nel febbraio scorso, si era reso responsabile, insieme alla sua fidanzata, di una violenta rapina ai danni di un cittadino del Bangladesh, proprietario di un negozio di alimentari. Nell'occasione M.G. queste le sue iniziali, aveva colpito ripetutamente la vittima con una sbarra di ferro, calci e pugni impossessandosi poi dell'incasso e degli effetti personali del malcapitato, procurandogli lesioni personali guaribili in 30 giorni per la frattura dell'omero sinistro.

Nei giorni successivi, le indagini svolte dagli investigatori avevano permesso di individuare il responsabile denunciato all'Autorità Giudiziaria e, successivamente, su disposizione del tribunale, era stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari in attesa di processo. Evidentemente, però, M.G. ha pensato di poter continuare a delinquere anche se agli arresti domiciliari. Più volte è stato rintracciato all'interno della sua abitazione in compagnia di persone con precedenti di polizia. In un'occasione è stato arrestato per evasione, in un'altra circostanza invece per resistenza a pubblico ufficiale, in trovato in possesso di droga, durante un controllo di Polizia, ha aggredito gli agenti.

A seguito dei numerosi reati commessi, la Procura della Repubblica presso la Corte di appello di Roma ha emesso a suo carico un ordine di esecuzione per la carcerazione, condannandolo alla pena di reclusione di 3 anni, all' interdizione dai pubblici uffici e al pagamento di 1.000 euro. Notificato il provvedimento a M.G. si sono aperte le porte del carcere di Rebibbia.
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Il Messaggero