Roma, cade nella buca e si rompe una mano: dovrà risarcire il Comune con 10mila euro

Roma, cade nella buca e si rompe una mano: dovrà risarcire il Comune con 10mila euro
Se cadi in una buca o avvallamento di un marciapiede dissestato non è colpa del Comune che non rifà le strade, ma tua che ti ostini a percorrere il percorso...

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Se cadi in una buca o avvallamento di un marciapiede dissestato non è colpa del Comune che non rifà le strade, ma tua che ti ostini a percorrere il percorso pedonale rovinato. La curiosa sentenza del tribunale riguarda una vicenda che coinvolge la signora Franca Forlini, 70 anni, insegnante e cavaliere della Repubblica (da anni impegnata nel sociale). La donna è caduta (nel 2010) percorrendo il marciapiede in via Pian di Scò, all'altezza del civico 26, zona Montesacro, procurandosi la frattura del IV e V metacarpo della mano destra. Portata dolorante al pronto soccorso ne è uscita con una prognosi di oltre 30 giorni. Così ha deciso di fare causa al Comune e chiedere un risarcimento. Ma la sentenza, arrivata pochi giorni fa, le ha dato torto, condannandola anche a pagare 3.995,07 euro di spese legali all'avvocato del Campidoglio, altre per quello della ditta responsabile per la manutenzione «più spese varie», sottolinea la signora Franca. «Dovrò pagare in tutto 10mila euro - aggiunge - Una cosa assurda, ancora non ci posso credere. Io questi soldi non li ho, in più ho uno sfratto in corso perché l'ente proprietario dell'appartamento ha deciso di vendere la casa». Non solo, bisogna pensare anche a Roberto, il figlio 50enne, con una grave disabilità dalla nascita. «Non avrei mai pensato di dovermi trovare in una situazione simile: oltre al danno anche la beffa - aggiunge - Se poi non stai attenta a fotografare immediatamente lo stato dei luoghi ti può anche capitare, come è accaduto a me, che il giorno dopo la ditta che si occupava della manutenzione invii subito qualcuno a sistemare il marciapiede. I vigili poi sono venuti quattro giorni dopo a fare il verbale» .

 
I MOTIVI

Nella sentenza però il giudice spiega: «Va evidenziato che a fronte di una estrema genericità dell'atto di citazione il relazione alla identificazione della causa immediata e diretta della caduta (si parla esclusivamente di condizioni dissestate) sussiste una evidente contraddizione tra la documentazione in atti dalla quale risulterebbe che la Forlini sia caduta a causa di una cunetta presente sul manto stradale determinata da una radice di albero e le dichiarazioni della figlia la quale ha, invece, riferito di aver visto la madre rimanere incastrata con il piede nella buca». E inoltre «va evidenziato che i vigili intervenuti 4 giorni dopo rilevavano il marciapiede in discrete condizioni con la presenza di due rialzi del manto stradale di asfalto dovute alle radici di un pino. Va ribadito che ai fini della responsabilità il danneggiato deve provare il nesso eziologico tra la cosa in custodia e il danno...». «Tradotto: che i marciapiedi siano distrutti è normale - aggiunge Franca - se poi li percorri sbagli tu».
elena.panarella@ilmessaggero.it
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Il Messaggero