Si faceva chiamare «l'Inglese», per via dell'accento. Era venuto nella Capitale dagli Stati Uniti e aveva affittato una casa all'Esquilino, dopo aver visto...
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Dall'inchiesta è emerso che «l'Inglese», che in realtà è un ingegnere americano di 53 anni, tornava a casa ogni sera con i giovanissimi che adescava a Termini. Ragazzini tra i 13 e i 16 anni, quasi tutti stranieri, che tra i binari accettavano di vendersi per poche centinaia di euro.
L'ARRESTO
Nel gennaio dello scorso anno l'americano era finito in manette. Era stato arrestato in flagranza di reato dalla polizia, che aveva fatto irruzione nell'appartamento e aveva trovato il cinquantenne in compagnia di un adolescente appena conosciuto. «L'inglese» era arrivato da Chicago, si sarebbe dovuto trattenere a Roma per tre mesi. A fare scattare l'inchiesta era stato il portiere del palazzo in cui risiedeva, insospettito dalle strane frequentazioni dell'inquilino: aveva raccontato agli inquirenti che quell'uomo tornava a casa ogni giorno accompagnato da un ragazzino diverso.
Così, i poliziotti avevano pedinato l'indagato e lo avevano sorvegliato, anche attraverso telecamere nascoste. Ed erano riusciti a incastrarlo. Ora, lo straniero rischia di finire sotto processo, anche se probabilmente non sarà presente in aula. È tornato in America e l'eventuale giudizio avverrà in contumacia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero