L’albero doveva essere tagliato. O comunque messo in sicurezza. La consulenza agronomica disposta dalla procura ha certificato che il pino crollato nel febbraio 2019 in...
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IL MONITORAGGIO
Il pino era stato sottoposto al monitoraggio del Campidoglio ad agosto del 2018: aveva una X gialla sulla corteccia, il segno che fanno gli agronomi per indicare quando una pianta ha bisogno di un intervento. Nonostante il monitoraggio, però, nessuno aveva preso provvedimenti. Non a caso una delle prime misure del pm Andrea Cusani e dell’aggiunto Nunzia D’Elia, titolari dell’indagine, era stata quella di acquisire il carteggio riguardo le alberature di viale Mazzini e in particolare sul pino che si era schiantato al suolo. Un albero, che nonostante la X, all’apparenza non sembrava malato. Pure una chioma rigogliosa però può nascondere fragilità e radici deboli. Un pericolo aggravato dall’assenza di manutenzione che negli ultimi 8 anni, tra Roma e l’hinterland, ha fatto contare sette morti e una cinquantina di feriti.
A viale Mazzini il 25 febbraio 2019 la tragedia è stata sfiorata: il professionista rimasto ferito ha dovuto subire un lungo ricovero e diversi interventi. Per ora i processi aperti sugli alberi “killer” non hanno portato a condanne. Come per le morti del dermatologo Daniele Innocenzi, 52 anni, e del fisioterapista Gianni Danieli, 41 anni, avvenute entrambe in via Cristoforo Colombo. Il primo nel febbraio 2009, travolto da un ramo mentre si stava recando al lavoro. L’altro nel dicembre 2013 stroncato da un albero piombato sulla suo moto poco distante da casa. Per la morte di Innocenzi venne indagato il direttore all’epoca dell’Ufficio Giardini, che venne però assolto in primo grado dall’accusa di omicidio colposo con sentenza mai appellata. Mentre per Danieli erano stati indagati - e archiviati - 9 funzionari comunali responsabili della manutenzione delle alberature. Il caso di via Mazzini, però, è giuridicamente diverso: l’albero a rischio era stato segnalato.
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Il Messaggero