Roma, i rom scappano dal campo di Salone e occupano le case del Comune

Il rogo dei container nel campo di via di Salone
Rom che scappano dai rom. Troppo pericoloso restare all'interno del campo in mano ai clan in affari con la mala italiana, anche per loro. Sedici famiglie sabato...

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Rom che scappano dai rom. Troppo pericoloso restare all'interno del campo in mano ai clan in affari con la mala italiana, anche per loro. Sedici famiglie sabato sera hanno deciso di lasciare le loro baracche all'interno dell'accampamento di via di Salone, alla periferia Est della Capitale, per occupare uno stabile abbandonato di proprietà del Comune di Roma in via dei Lauri, a Centocelle. Con loro 19 bambini e 4 donne incinte. Via dal pizzo che i clan pretendono per "vivere tranquilli nel campo". 


La fuga arriva dopo che venerdì mattina sono stati incendiati due dei tre container in uso alla famiglia di uno dei capi villaggio, Najo Adzovic, storico portavoce dell'ex Casilino 900 e già delegato ai rapporti con i rom nella giunta Alemanno. Un avvertimento che poteva finire in tragedia: "Mio figlio di 20 anni è scampato per miracolo alle fiamme, volevano bruciarci vivi", dice Najo che è sicuro (come gli inquirenti) che si sia trattato di un atto doloso. Ancora una volta il fuoco come quello che nella primavera del 2017 arse vive tre sorelline rom in un camper a Centocelle. Fuoco che ha divorato, anno dopo anno, in un'escalation senza fine decine di container e baracche nei campi non solo di Salone ma anche de La Barbuta, di Candoni e Castel Romano. 

L'informativa dei Vigili urbani del nucleo Spe sul rogo di venerdì ora è nella lente della Procura Antimafia.  "Per anni la microcriminalità è stata lasciata crescere nei campi - dice Adzovic - fino a strutturarsi in una vera e propria organizzazione". A dare man forte ai clan rom, la mala romana che li rifornisce di armi e droga aumentandone il potere e la forza intimidatoria. I rom di via dei Lauri lanciano l'sos: "Non vogliamo restare qui per sempre, ma abbiamo paura di vendette e ritorsioni. In via di Salone non possiamo tornare". 
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Il Messaggero