Appiccavano roghi tossici nel Parco della Caffarella: condannati a un anno e 4 mesi

Appiccavano roghi tossici nel Parco della Caffarella: condannati a 1 anno e 4 mesi
Per la prima volta, a Roma, tre rom finiscono in carcere dopo avere acceso roghi tossici in un parco pubblico e avere avvelenato l'aria di due interi quartieri, l'Appio e...

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Per la prima volta, a Roma, tre rom finiscono in carcere dopo avere acceso roghi tossici in un parco pubblico e avere avvelenato l'aria di due interi quartieri, l'Appio e la Garbatella. Ieri a piazzale Clodio è stato applicato il decreto sulla terra dei fuochi, come auspicato dall'allora prefetto e oggi capo della Polizia Franco Gabrielli, nei confronti di tre romeni, Iulica Adam, 28 anni, Ion e Conea Mihai, di 20 e 31 anni, colti in flagrante nella tarda serata di martedì dagli agenti della Squadra Informativa del commissariato Tor Carbone mentre bruciavano 80 chili di cavi di rame nel parco della Caffarella. I tre, condannati in via definitiva, sono stati portati a Rebibbia dove dovranno scontare un anno e 4 mesi di reclusione. Il pm, «per i gravi fatti» e il «concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato», aveva chiesto 3 anni e 2 mesi, pena patteggiata.


LA SINERGIA
Il blitz dell'altra sera è scattato in piena sincronia con le segnalazioni arrivate su una chat dedicata dai comitati di zona che nelle ultime settimane avevano fatto fronte comune, decisi a non incamerare più veleno nei polmoni. Un'alzata di scudi che si è affiancata al fascicolo d'inchiesta aperto in Procura dal pm Antonio Clemente del pool per i reati ambientali, il quale ha delegato alle indagini il team di poliziotti diretto da Antonino Russo. Nelle ultime raccomandazioni del Questore Carmine Esposito, c'era prorpio quella di «ascoltare i cittadini». Gli agenti, arrivate le indicazioni del rogo in corso, non hanno esitato. In quattro dopo la giornata di lavoro erano con le famiglie in pizzeria, un altro era rientrato a casa. Non ci hanno pensato un attimo, sono corsi a prendere la Jeep di servizio, avvisando le volanti, che hanno chiuso gli accessi su via Bitinia e via Appia Antica.

I poliziotti, che conoscono bene l'ampio spazio verde, impervio e quasi inaccessibile, si sono precipitati nell'area del braciere (un vascone dove erano stati trovati residui di precedenti combustioni in un sopralluogo anche con la consigliera del VII Municipio Maura Alabiso), illuminando con le torce i tre che si sono dati alla fuga nel folto di un boschetto. Alla fine, i poliziotti sono riusciti a braccarli e ad arrestarli, con i vestiti zuppi di sudore e gli accendini in mano. «Avevo conosciuto quest'amico in Romania e l'ho incontrato nel parco, stavamo facendo un giro», hanno provato a farfugliare. Ieri sono comparsi davanti al giudice per la direttissima. «Finalmente abbiamo dimostrato che quando ci sono la volontà e le competenze giuste - dicono dai comitati di quartiere - i roghi tossici si possono fermare. Ma non molleremo: vigileremo». Prossima sfida sarà quella di mettere a un tavolo Municipi, Regione ed Ente Parco per aprire vie accessibili ai mezzi di soccorso dentro la Caffarella, altrimenti, soprattutto di notte, fuori controllo in caso di emergenze.

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Il Messaggero