Roma, rubato il robot antitumori: maxicolpo da 1,8 milioni. Era destinato all'ospedale San Camillo

Un colpo milionario su cui pesa l'ombra dello spionaggio industriale per il quale ieri i carabinieri hanno fatto scattare quattro arresti

Roma, rubato il robot antitumori: maxicolpo da 1,8 milioni. Era destinato all'ospedale San Camillo
Un sofisticato robot destinato all'ospedale San Camillo per la chirurgia antitumorale mini-invasiva da un milione e 800 mila euro sparito in una notte, arraffato con tutto il...

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Un sofisticato robot destinato all'ospedale San Camillo per la chirurgia antitumorale mini-invasiva da un milione e 800 mila euro sparito in una notte, arraffato con tutto il camion in cui era custodito in un deposito di Tivoli dopo l'arrivo da Milano e a poche ore dalla consegna. Un colpo milionario su cui pesa l'ombra dello spionaggio industriale per il quale ieri i carabinieri hanno fatto scattare quattro arresti in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con braccialetto elettronico: il cerchio si è stretto intorno a un sessantenne e un cinquantenne di Guidonia, un sessantaquattrenne di Tivoli e un sessantacinquenne siciliano. A loro, probabilmente esecutori di un furto su commissione, gli investigatori sono arrivati incrociando dati satellitari, tabulati telefonici e immagini di varie telecamere individuate in circa 18 chilometri lungo i quali, con varie fasi e tappe, si è consumato il colpo.

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Il furto


Nella notte tra il 5 e 6 maggio 2022 i ladri, dopo aver manomesso cancello e saracinesca, erano penetrati all'interno del deposito della società di trasporti portando via l'autoarticolato. Messo in moto e portato nell'area industriale di Setteville di Guidonia, in un piazzale privato, dove era avvenuto il trasbordo su un secondo tir con un carrello elevatore. Da lì camion rubato, ormai svuotato del prezioso carico, era uscito per essere abbandonato in zona Casal Monastero. I carabinieri di Tivoli hanno ricostruito ogni minuto dell'azione criminale, grazie ad una raccolta minuziosa di dati provenienti dal mezzo ritrovato e dalle telecamere, fino a giungere ai volti dei quattro.


Le perquisizioni hanno fornito altri elementi chiave: nelle case dei quattro indagati sono stati trovati gli abiti indossati durante le varie fasi del colpo insieme ad alcuni disturbatori di frequenza, cosiddetti jammer, non commerciabili in Italia, utilizzati per inibire la trasmissione in radio frequenza del gps del camion che custodiva il robot. Sulla base di questa certosina ricostruzione la procura di Tivoli ha chiesto e ottenuto dal gip la misura cautelare, eseguita ieri. Ora le indagini continuano per capire dove sia finito il macchinario, magari all'estero. Una delle piste punta sullo spionaggio industriale. Un colpo, insomma, finalizzato a studiare e replicare il sofisticato robot, progettato con tecnologia d'avanguardia per assistere i chirurghi in interventi mini-invasivi.
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Il Messaggero