Roberto Ruggiero, morto l'avvocato dei vip: stroncato da un malore in un ristorante di Roma

Aveva 80 anni. E' stato anche il legale di Fabiola Moretti

Roberto Ruggiero, morto l'avvocato dei vip: stroncato da un malore in un ristorante di Roma
Se n'è andato come aveva vissuto. Perché per Roberto Ruggiero, avvocato, toga dei vip e della Milano da bere, la vita era anche quella mondana, delle feste e dei...

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Se n'è andato come aveva vissuto. Perché per Roberto Ruggiero, avvocato, toga dei vip e della Milano da bere, la vita era anche quella mondana, delle feste e dei locali. Nato a Molfetta 80 anni fa, ieri era in un ristorante, a Prati, ed è stato stroncato lì da un malore. Abbronzato dodici mesi all'anno, grande narratore di aneddoti, che svelavano i retroscena delle serate patinate, è stato protagonista dei processi che hanno fatto la storia. I suoi clienti erano innanzi tutto suoi amici. Da Franco Califano, che, ancora giovane negli anni Settanta, ha assistito nello scandalo del Number one, a Maurizio Costanzo, che lo ospitava in trasmissione ad Alberto Castagna.

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Chi era 

Ma è stato soprattutto l'avvocato che è riuscito a fare assolvere per sei volte Ferdinando Mach di Palmstein. Il finanziere, braccio destro di Bettino Craxi e mente del Psi era stato arrestato a Parigi ed era uno degli obiettivi del pool: Di Pietro sosteneva fosse mister X. E Ruggiero aveva difeso anche lo stesso Craxi, per poi diventare il legale della fondazione che gli è stata dedicata.
Tra i suoi clienti Alberto Quinzi, proprietario di uno dei più noti locali della capitale, Quinzi e Gabrieli a due passi dal Pantheon, coinvolto in un'inchiesta su droga e prostituzione di alto bordo, e Francesca Zenobi, la Pocahontas che aveva accusato il parlamentare Udc Cosimo Mele di spaccio. Ma non difendeva soltanto vip e colletti bianchi.
Roberto Ruggiero è stato anche l'avvocato storico di Fabiola Moretti, l'ex primula rossa della banda della Magliana, oltre che parte civile nel processo per il naufragio della Costa Concordia.


E per difendere i suoi clienti era finito anche in carcere con l'ipotesi di favoreggiamento in un traffico di armi. Ventisette giorni dietro le sbarre, su mandato del giudice Carlo Palermo, per i quali era poi stato risarcito. Destinatario di una targa onorifica del Consiglio forense aveva deciso di lasciare le aule. A ricordarlo è l'avvocato Franco Merlino: «È stato un maestro: un esempio di impegno e tenacia. Ma è stato anche un grande uomo che sapeva sorridere alla vita».


Valentina Errante
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Il Messaggero