Roma, trasporti e rifiuti, tavolo in Prefettura per scongiurare lo sciopero del 25 ottobre

Operatori Ama di fronte al Campidoglio
Sul tavolo c’è la crisi profonda di Ama, senza un consuntivo approvato dal 2016 e vicina alla paralisi a causa degli scontri tra i due successivi consigli di...

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Sul tavolo c’è la crisi profonda di Ama, senza un consuntivo approvato dal 2016 e vicina alla paralisi a causa degli scontri tra i due successivi consigli di amministrazione e la sindaca Virginia Raggi che pure li aveva scelti. Ma compare anche la pratica di Roma Metropolitane, con la liquidazione controllata e le tensioni con i lavoratori. Lo sciopero di tutta la galassia delle aziende di Roma Capitale è stato proclamato per il 25 ottobre e rischia di bloccare la città perché interesserà i trasporti, ma anche la raccolta dei rifiuti che già oggi è in affanno. Per questo, come prevede la legge, la Prefettura ha convocato per domani i sindacati, Roma Capitale e i vertici delle società. Obiettivo: verificare se si può trovare una intesa che superi le ragioni dello sciopero e dunque lo eviti. Si chiama «procedura di conciliazione» e la lettera della Prefettura che convoca la riunione è stata inviata a Cgil, Cisl, Uil e Ugl, al gabinetto della sindaca, all’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti e a quello al personale Antonio De Santis. Lunga la lista delle società indicate come destinatarie: oltre ad Ama e Roma Metropolitane, ci sono, tra le altre, Roma Multiservizi (in questi giorni nell’occhio del ciclone per la vicenda della raccolta dei rifiuti nelle utenze non domestiche), Atac, Farmacap e Zetema. Dalla Prefettura sottolineano l’importanza dell’incontro e chiedono con forza che tutti i soggetti siano presenti.


Sarà possibile evitare questo sciopero che coinvolgerebbe tutto il vasto arcipelago delle aziende comunali? Il percorso appare accidentato. A partire da Ama, dove, dopo le clamorose dolorose dimissione presentate il primo ottobre dal consiglio di amministrazione formato da Luisa Melara, Paolo Longoni e Massimo Ranieri, la situazione è divenuta esplosiva. Da un anno e mezzo va avanti un inedito braccio di ferro tra Roma Capitale (in particolare la sindaca Virginia Raggi, il direttore generale Franco Giampaoletti e l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti) e i vertici di Ama (prima il cda guidato da Bagnacani, poi quello che si è dimesso due settimane fa) sul bilancio e in particolare sui 18,2 milioni di euro di crediti vantati dall’azienda per i servizi cimiteriali. Questa paralisi, di cui si sta occupando anche la corte dei conti, ha vanificato l’intesa che era stata trovata con i sindacati, a cui era stato assicurato lo sblocco del turnover. Ma senza bilanci, non si può assumere, per cui chi è andato in pensione non è stato sostituito e nel contempo il nuovo sistema di raccolta differenziata, molto più dispendioso come utilizzo di risorse economiche ma anche di operatori, si è inevitabilmente arenato.
 

In Ama i sindacati hanno reciso, a causa delle promesse non rispettate, ogni rapporto con l’amministrazione comunale e l’altro giorno il leader di Cgil Funzione pubblica, Natale Di Cola, ha detto che ciò che sta succedendo nell’azienda dei rifiuti è frutto di «irresponsabilità» e avvertito che ormai l’unica soluzione possibile è il commissariamento. Con queste premesse, anche alla luce della tensione dell’altro giorno nella sede di Roma Metropolitane quando un collaboratore di Lemmetti per entrare e superare il muro della protesta si è fatto scortare dagli agenti di polizia, domani la mediazione della Prefettura sarà estremamente complicata. Confermata, invece, la mobilitazione di dopodomani indetta dalle associazioni dei disabili che non hanno trovato un’intesa con il Campidoglio e i nuovi fornitori del servizio taxi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero