Roma, rivolta contro i rifiuti, i cittadini fanno causa all'Ama per i rimborsi della Tari

Roma, rivolta contro i rifiuti, i cittadini fanno causa all'Ama per i rimborsi della Tari
Il tam-tam della rivolta anti-Tari è partito venerdì scorso. Sotto forma di un modulo di diffida all'Ama realizzato dal Tavolo della qualità del II...

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Il tam-tam della rivolta anti-Tari è partito venerdì scorso. Sotto forma di un modulo di diffida all'Ama realizzato dal Tavolo della qualità del II Municipio, diventato il centro nevralgico di un movimento che punta a chiedere forti rimborsi sulla tariffa rifiuti, «in assenza di un servizio decente nelle nostre strade». Per ora l'iniziativa riguarda 420 persone, ognuna delle quali la estenderà però alle associazioni cittadine e ai comitati di quartiere di riferimento. Con l'obiettivo di creare un forte movimento di pressione che, colpendo nel portafoglio, costringa l'azienda di via Calderon de la Barca - e il Campidoglio, azionista unico della società - a imprimere finalmente una svolta sul fronte della raccolta dei rifiuti e della pulizia della Capitale.


I TEMI
L'associazione comincerà a raccogliere adesioni, con l'obiettivo di metterne assieme alcune migliaia e organizzare la class action con numeri rilevanti. Un'idea rafforzata anche dalla recente sentenza della Corte di cassazione: i giudici di piazza Cavour hanno dato ragione a un albergo di Napoli che aveva chiesto un risarcimento per le troppe falle nel servizio di raccolta porta a porta dei propri rifiuti differenziati, che si accumulavano nei contenitori per giorni, riconoscendo alla struttura un rimborso del 40 per cento di quanto versato come tariffa.

IL CONTENZIOSO
«Occorre iniziare a dire ad alta voce che questa situazione costituisce una violenza ambientale ed etica (e un furto) ai danni dei cittadini-contribuenti - attacca Angelo Artale, coordinatore del Tavolo della qualità - Non è oltremodo tollerabile la completa mancanza di organizzazione dell'azienda municipale Ama e la completa assenza di controllo sull'operato degli addetti». La municipalizzata (e l'amministrazione capitolina) rischiano così di dover restituire le somme versate in eccedenza dai cittadini di Roma coinvolti nelle emergenze rifiuti negli ultimi anni, per un totale di 1,5 miliardi di euro di possibile contenzioso. I ricorsi andrebbero infatti a mettere in discussione le cifre pagate a partire dal 2012.

L'ITER

Chi aderirà al provvedimento dovrà firmare la diffida-messa in mora in cui si invita l'azienda, «a procedere nel termine di 15 giorni» dal ricevimento dell'atto «alla riduzione del tributo previsto per il servizio di smaltimento rifiuti solidi urbani» relativo alla propria utenza, «procedendo ai relativi rimborsi». Nel documento si fa riferimenti alla legge 147 dei 2013, secondo cui «La Tari è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti - si legge nel testo - nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall'autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all'ambiente». Se dall'Ama non arrivassero risposte, si potrà aprire un contenzioso vero e proprio con l'azienda.
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Il Messaggero