Altri due impianti per trattare la spazzatura di Roma. Da aprire il prima possibile. A nove mesi dal varo della cabina di regia nata per affrontare la crisi nerissima della...
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I PUNTI DEBOLI
Una situazione già fosca, precipitata negli ultimi quattro mesi, da quando cioè è bruciato il Tmb del Salario. Per questo la linea del Ministero è che a Roma servano, subito, altri due impianti di quel tipo: trattamento meccanico-biologico. Centri con grandi vasche che smistino la spazzatura indifferenziata raccolta dai cassonetti. Tocca ricostruire il nerbo di un sistema che si presenta oggi «troppo fragile», come riconoscono al dicastero di via Colombo. Il tentativo è rendere la Regione e la Capitale autonome, senza dipendere esclusivamente, per esempio, dai Tmb privati di Malagrotta, galassia Cerroni, ora sotto amministrazione giudiziaria.
Va consolidata una rete debolissima, come si è visto di nuovo a fine marzo, quando un altro incendio ha danneggiato l'unico Tmb nell'orbita comunale rimasto in funzione, quello di Rocca Cencia. «Un attacco alla città», lo ha definito l'amministratore unico di Ama, Massimo Bagatti. In quel caso è andata bene: i danni sono stati limitati e l'operatività dell'impianto non ne ha risentito troppo. Ma la sensazione dello scampato pericolo, non cambia la realtà: Roma ha bisogno di altri siti di trattamento, oltre a quelli di compostaggio. Per non rimanere appesa alla buona sorte.
Il primo passaggio è il piano rifiuti regionale. La Pisana condivide la necessità di almeno un altro Tmb. Solo che a indicare dove realizzarlo - è la linea della giunta Zingaretti - dovrebbe essere il Comune, quindi Raggi. Perché nessuno, in questa partita a incastri, vuole restare col cerino del malcontento in mano.
A inizio mese la Regione ha varato la «Valutazione ambientale strategica», il primo passo per l'«aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti». Quanto ai Tmb, c'è scritto che «gli impianti attuali di Trattamento Meccanico Biologico sono destinati a cambiare, e quelli di nuova generazione basati su tecnologie avanzate di selezione e recupero di materiali, dovranno sostituire gli attuali». Ogni strategia deve passare dall'aumento massiccio della differenziata. Facile a dirsi, difficilissimo da mettere in pratica, come sa Raggi, che fino a pochi mesi fa prevedeva di raggiungere il 70% entro il 2021 e che ora punta al massimo al 55%. Per la Regione, non si arriverà a quota 70 prima del 2025. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero