Rifiuti a Roma, Raggi cambia idea: altri mini-impianti per trattarli

Dalla promessa grillina di non attivare tritovagliatori a Ostia, ai tritovagliatori che raddoppiano pur di uscire dall'emergenza. L'inversione a U del Campidoglio stellato...

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Dalla promessa grillina di non attivare tritovagliatori a Ostia, ai tritovagliatori che raddoppiano pur di uscire dall'emergenza. L'inversione a U del Campidoglio stellato è imposta dalla crisi dell'immondizia, quella appena superata, dopo oltre un mese di maleodoranti disagi in tutta la città, e quella che rischia di riproporsi già nel primo scampolo d'autunno.


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La Regione Lazio, nell'ordinanza del 5 luglio, lo ha scritto chiaro: il Comune deve provvedere all'«approvvigionamento di ulteriori eventuali impianti mobili». Tipo il tritovagliatore montato a Ostia, in via dei Romagnoli, impianto temporaneo avversato fin da quando era solo ipotizzato da chi abita nei paraggi. Tanto che il M5S, alle elezioni municipali del novembre 2017, promise: non aprirà mai. E infatti...

La verità è che in questa situazione Ama è costretta a utilizzare tutte le carte che ha nel mazzo (e sono già poche): quindi a Ostia i camion hanno preso a scaricare 50 tonnellate di pattume al giorno, immondizia che viene trattata e poi portata verso discariche e inceneritori lontano da Roma. Nei prossimi giorni quel quantitativo sarà quadruplicato, 200 tonnellate al giorno. L'input arriva dalla Direzione Rifiuti del Campidoglio, impegnata a prolungare il più possibile la tregua dai mucchi di spazzatura che si affastellano sui marciapiedi.

NO A SETTEBAGNI
Per rispettare quanto scritto dalla Regione, in Comune hanno chiesto all'Ama di procurarsi altri tritovagliatori. Come? Affittandoli, per fare presto. Tocca capire dove posizionarli. Per un impianto mobile di questo tipo, le aree a disposizione della partecipata non sono molte. Escludendo la zona dell'ex Tmb del Salario per ragioni politiche (M5S si è impegnato a non sfruttarla più), restano i piazzali dell'unico altro impianto pubblico di trattamento, a Rocca Cencia, poi Ponte Malnome e un altro spiazzo di Ama non lontano dalla Laurentina. Ci sarebbe anche Maccarese, dove Ama ha un terreno che però ricade nel comune di Fiumicino. Sono alcune delle opzioni al vaglio, la decisione sarà presa nei prossimi giorni. E solo se si riuscirà a capire dove portare l'immondizia una volta trattata, per lo smaltimento finale. Per quanto riguarda i siti di trasbordo dei camion, sembra tramontare, dopo le proteste, l'ipotesi di utilizzare l'area di Settebagni.
 

COLLEFERRO

La Regione intanto punta a realizzare un nuovo impianto di trattamento a Colleferro, al posto del vecchio inceneritore. Del progetto si sta occupando Lazio Ambiente, società regionale che sconta un passato di conti traballanti, ora affidata all'ex ad Ama, Daniele Fortini. Ieri la Regione ha approvato il bilancio 2018, in pareggio, mentre il primo semestre 2019 ha fatto registrare un utile di 6 milioni. «Ora prosegue il lavoro su Colleferro», spiega Massimiliano Valeriani, assessore ai Rifiuti del Lazio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero