Rifiuti a Roma, il leader di Unindustria: «Danni enormi per la città, così le imprese vanno via»

Rifiuti a Roma, il leader di Unindustria: «Danni enormi per la città, così le imprese vanno via»
L'emergenza rifiuti, dice Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria, rischia di «affossare l'attrattività economica di Roma. E se un territorio non...

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L'emergenza rifiuti, dice Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria, rischia di «affossare l'attrattività economica di Roma. E se un territorio non è competitivo, le aziende vanno via, investono da un'altra parte». Le foto dei mucchi di pattume in strada, i topi nelle aule col rischio sventato all'ultimo che le scuole chiudessero per monnezza, hanno fatto il giro del mondo. «Un danno d'immagine gigantesco, prima ancora che ne scrivesse il New York Times», ragiona, «fortemente preoccupato», il leader degli industriali del Lazio. «Qui o la questione viene affrontata in modo laico, senza lenti ideologiche, oppure non se ne esce. Ma finora ho visto solo tanta ideologia, da parte di chi governa la città».


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A cominciare dal no agli inceneritori, parola tabù nel dizionario grillino...
«Il discorso è questo: fino al 2013 la strategia era folle, ma comoda per chi governava. Si caricavano i rifiuti e si portavano a Malagrotta. Ma ora la discarica ha chiuso da più di cinque anni e non si è mai nemmeno pensato a una vera alternativa. Non è solo colpa di questa giunta, sia chiaro, ma in due anni e mezzo non si è visto un progetto, non c'è una strategia, un'idea. Il nulla. E la città ne paga lo scotto, a partire dalle imprese».

In che modo?
«Pensiamo al turismo. Come dice Federalberghi, a Roma il tasso di crescita è la metà della media che si registra a livello mondiale. E uno dei fattori di questo affanno è la crisi di immagine a livello internazionale, amplificata dall'emergenza rifiuti di queste settimane. Sono dati incredibili se pensiamo che qui c'è il 60% del patrimonio culturale mondiale».

Forse perché i sacchetti, ormai, abbordano pure i monumenti... Il problema è: come si esce dall'emergenza?
«Mi permetta di fare un raffronto tra due realtà. Prendiamo Brescia, che ha messo in campo progetti lungimiranti in questi anni. Lì il costo della gestione dei rifiuti di 233 euro a tonnellata. E Roma? 427 euro, sempre a tonnellata. E Brescia è una città che ha forte rispetto dell'ambiente, fa la differenziata ma ha anche un moderno termovalorizzatore. Se avessimo quel modello, risparmieremmo oltre 300 milioni di euro l'anno».

Trecento milioni?
«Sì, considerato che l'Ama ci costa 700 milioni e che in città vengono prodotte un milione e 700mila tonnellate di immondizia ogni anno».

Raggi sostiene che un termovalorizzatore a Roma sia inutile, perché nei prossimi anni la produzione di spazzatura diminuirà...
«Già il presupposto è sbagliato. Perché se è tecnicamente perseguibile, con campagne di prevenzione mirate, che il singolo cittadino riduca l'immondizia, non si può nascondere che gli abitanti di Roma e provincia aumenteranno nei prossimi anni. Lo dicono tutti i trend. Quindi, nel complesso, la spazzatura sarà di più. Per questo dico che serve una risposta strutturale al problema, non negarlo».

Per la sindaca gli inceneritori, parole sue, sarebbero «tecnologia obsoleta».
«Ma è vero il contrario, questi impianti sfruttano tecnologie modernissime, in grado di abbattere l'inquinamento. Ho visitato i termovalorizzatori tedeschi, che gettano fuori un'aria più pura di quella normale. E ad aprile andremo a Copenaghen, dove c'è uno degli impianti più avanzati al mondo, ci sono ristoranti, la gente ci scia sopra - la pista è stata costruita da imprese italiane, peraltro. Soprattutto è una straordinaria fonte di energia e riscaldamento. Stiamo parlando della Danimarca, uno dei paesi più rispettosi dell'ambiente».

Il Campidoglio punta tutto sull'aumento della differenziata. Basta?
«La differenziata deve crescere, certo, ma è fondamentale che accanto cresca un sistema di imprese per recepirla e sfruttarla, un sistema che va coinvolto e fino a oggi l'amministrazione non lo ha fatto. Ho letto che il Comune vorrebbe arrivare al 70% di differenziata entro il 2021, ma oggi siamo al 45% e negli ultimi due anni è cresciuta di 2-3 punti. Non è chiaro come pensino di realizzare un aumento così rapido, in così poco tempo. E in ogni caso, servono impianti. Noi, come dicevo, siamo molto preoccupati, ma siamo altrettanto determinati a fornire soluzioni, se ci fosse un confronto col Campidoglio...».

Non c'è?

«Guardi, l'anno scorso abbiamo lanciato il progetto Roma Futura 2030-2050, per iniziare a discutere di come la Capitale possa crescere nei prossimi trent'anni, per migliorare la vita di tutti. Raggi non ci ha nemmeno ascoltato. Roma è la città più bella del mondo e può essere una grande capitale internazionale, sostenibile e resiliente. Diventare insomma un territorio competitivo, questo è l'obiettivo principale del nostro progetto per attrarre imprese, turismo e investimenti esteri. Ma per vincere questa sfida serve coraggio, non progetti di piccolo cabotaggio».
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Il Messaggero