Rifiuti a Roma, c'è l'accordo anti-crisi

Rifiuti a Roma, c'è l'accordo anti-crisi
Piemonte, Toscana e Marche. Sono le tre regioni a cui Roma chiederà aiuto. La quarta è l'Abruzzo, che darà il via libera per il 2019. Ma per salvare Roma...

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Piemonte, Toscana e Marche. Sono le tre regioni a cui Roma chiederà aiuto. La quarta è l'Abruzzo, che darà il via libera per il 2019. Ma per salvare Roma da un Natale con i rifiuti per strada ieri si è completato il piano a breve termine: è stato siglato l'accordo con la Rida, società di Aprilia (Latina) che riceverà 200 tonnellate aggiuntive di spazzatura. Tutto risolto dopo l'allarme causato dall'incendio dell'impianto di via Salaria? No. E a confermarlo è la stessa sindaca, Virginia Raggi: «Si è fatto un importante passo in avanti. Io però sono convinta che ci sia ancora molto da lavorare perché, comunque, dobbiamo assicurare assolutamente Roma nella gestione delle tonnellate che venivano lavorate all'impianto Salario andato a fuoco».

 

Quasi contemporaneamente, in un hotel romano, Beppe Grillo ha incontrato a pranzo il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. Inevitabilmente hanno parlato anche del caso Roma. Grillo ha ricordato che vi sono città che riescono a ricavare risorse dai rifiuti e la Capitale non deve essere continuamente con il batticuore per capire se una regione o un'altra prenderà la sua spazzatura. Costa ha spiegato: sto lavorano h24 sulla soluzione con Regione, Prefettura e Comune, ma parallelamente stiamo operando anche sul medio-lungo periodo. Secondo Grillo Roma deve diventare una sorta di città stato, come Parigi, Londra o New York, deve avere maggiori poteri e capacità gestionali.

SCELTE
Ma al di là delle «visioni» per la gestione dei rifiuti futura, Roma ora deve pensare al presente. Il piano completato ieri dalla cabina di regia voluta da Costa, è a rischio, perché basta poco per metterlo in crisi. Soprattutto l'aiuto delle altre province ha, secondo il Campidoglio, il respiro di un mese. Bisogna mettere in campo intese con altre regioni, contratti con impianti sparsi in giro per l'Italia.
Ad oggi si stanno valutando quattro direttrici: la prima è quella dell'Abruzzo, con cui si tenta di rinnovare l'accordo per 70mila tonnellate complessive che sta per scadere. Quando si deve inviare indifferenziato non trattato, l'intesa è tra Regione e Regione. Giovanni Lolli, presidente vicario della giunta di centrosinistra abruzzese, in questi mesi è stato bersaglio delle critiche del Movimento 5 Stelle locale per le scelte sui rifiuti. Per questo ha chiesto una lettera ufficiale di Virginia Raggi, perché si facesse carico della responsabilità politica di questo accordo. Dal Campidoglio hanno incaricato l'assessore alla Sostenibilità ambientale, Pinuccia Montanari, di inviare la missiva. È sufficiente? Replica il presidente dell'Abruzzo, Lolli (Pd): «Certo. Noi siamo una regione che ha avuto due terremoti, sappiamo quanto sia importane la solidarietà. Non ne facciamo un problema di cavilli, va bene anche la lettera dell'assessore. Domani (vale a dire oggi) incontrerò i sindaci di Avezzano, Sulmona e Chieti e i vertici delle società dei tre impianti di trattamento e organizzeremo l'operazione. Sono cinque anni che aiutiamo Roma, l'anno scorso ci siamo presi le critiche del Movimento 5 Stelle abruzzese, una beffa, per questo ho chiesto una presa di responsabilità della giunta Raggi».

Lolli però pone una condizione: sarà comunque Roma a dover trovare una discarica per gli scarti che saranno prodotti dal trattamento, per evitare che si riempano quelle abruzzesi. Nella cabina di regia (ministero dell'Ambiente, Regione Lazio, Roma Capitale e Ama) riunita l'altro giorno si è parlato anche di chiedere aiuto a Toscana, Piemonte e Marche. Dalla Regione Toscana precisano che nei loro impianti non c'è spazio, dunque questa ipotesi va scartata. Il Piemonte invece aspetta di ricevere una richiesta ufficiale.

In realtà Ama sta esplorando le possibilità offerte da impianti in tutta Italia e contatti sono in corso anche con impianti nelle Marche. Bisogna fare presto.
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Il Messaggero