Roma, la trovata del Comune sui rifiuti: «Utilizzare i nomadi per la differenziata»

Roma, la trovata del Comune sui rifiuti: «Utilizzare i nomadi per la differenziata»
Impiegare i nomadi nella raccolta differenziata dei rifiuti visto che «sono molto bravi nel recuperare i materiali in disuso». E' la proposta, riportata dall'agenzia...

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Impiegare i nomadi nella raccolta differenziata dei rifiuti visto che «sono molto bravi nel recuperare i materiali in disuso». E' la proposta, riportata dall'agenzia Dire, dell'assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Francesca Danese.


In teoria dovrebbe trattarsi di un modo per favorire l'integrazione, in pratica la proposta ha suscitato le ironie e lo stupore di romani e non.



«C'è un problema di riconciliazione con la città - ha spiegato l'assessore al termine di una visita al centro d'accoglienza Best House Rom - li accusano di essere quelli che vanno rubare e invece dobbiamo fare un lavoro diverso, ridisegnare le politiche dell'accoglienza, parlare con le persone, vedere quali sono i loro bisogni. Sono molto bravi nel recuperare i rifiuti e i materiali in disuso - ha aggiunto - sarebbe importante riuscire a dare loro la possibilità di fare un lavoro per la comunità e per la città di Roma, prendendo questi rifiuti e selezionandoli».



La precisazione dell'assessore alle Politiche sociali. «I nomadi sono persone - precisa in serta l'assessore alle Politiche sociali del comune di Roma, dopo le polemiche sulle sue dichiarazuioni sui nomadi - che vivono di espedienti in strutture inumane e perdipiù costosissime per la collettività. Le dichiarazioni non alludono ad alcuna delibera ma è doveroso che l'assessorato alle Politiche sociali immagini percorsi di integrazione che passino per l'inserimento al lavoro e l'emersione di quante più persone dalla marginalità e da quelle zone d'ombra dove è più forte la contaminazione con i circuiti criminali. Ciascun percorso di integrazione - continua l'assessore Francesca Danese - deve valorizzare le competenze, le abilità, i saperi e deve pretendere legalità da ciascuno degli attori. Per questo, tra mille altre azioni, ho immaginato che si potessero combattere rovistaggio e roghi tossici anche costruendo filiere di recupero, riuso e riciclaggio che possano allontanare quante più persone, ad esempio, dai circuiti della ricettazione. Purtroppo, per alcuni esponenti politici, l'avversione alle politiche di accoglienza, il razzismo e l'attaccamento a costosi ghetti sono più forti della solidarietà e dell'amore per questa città». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero