L'Umbria non vuole i rifiuti di Roma. Si ribellano anche i sindaci dei comuni del sud del Lazio. L'ipotesi, prospettata dal sindaco Virginia Raggi nel corso del consiglio...
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TEMPESTA
Ma cosa è successo? Tutto parte da una frase della relazione in aula del sindaco Virginia Raggi in cui, per trovare una platea più ampia di impianti disponibili ad accogliere i rifiuti romani, spiegava: «Si chiede priorità di conferimento rispetto a terzi che già conferiscono verso impianti Acea già esistenti (San Vittore, Aprilia, Orvieto e Terni) incardinati sull'inderogabile principio comunitario di prossimità, al 51% di proprietà comunale». In sintesi il pacchetto di maggioranza di Acea è del Comune di Roma, dunque - tesi del sindaco - la Capitale deve conferire maggiormente in quegli impianti. Da queste frasi molto generiche, però, si è creata una tempesta, anche perché è evidente la suggestione di un sindaco espressione del Movimento 5 Stelle, sostenitore del mantra dei rifiuti zero, che va alla ricerca di inceneritori e chiede di fare viaggiare la spazzatura lontano da Roma. Inoltre la Capitale vuole continuare a usare anche impianti di trattamento del resto del Lazio.
I VIAGGI
Qual è la situazione attuale? In Umbria il termovalorizzatore di Terni è autorizzato a bruciare scarti delle cartiere, dunque difficile che sia usato. Per l'impianto di pre selezione di Orvieto, bisognerebbe fare viaggiare rifiuti indifferenziati così come vengono raccolti, servirebbe un accordo tra le Regioni Lazio e Umbria, che vista la reazione della Marini è da escludere. Differente il tema dell'impianto di compostaggio di Orvieto, dove si lavora l'umido della differenziata. Il Lazio ha solo un piccolo impianto a Maccarese (sul litorale romano) ed esporta la gran parte di quel materiale a Pordenone, dalla ditta Bioman che si è aggiudicata la gara. Usare l'impianto di Orvieto avrebbe una logica economica, ma servirebbe una gara. La Raggi sembra fare un discorso analogo per l'impianto di compostaggio di Aprilia, che fa capo a Kyklos (gruppo Acea). C'è poi il tema degli impianti di trattamento di gruppi privati delle altre province laziali: Roma li sta già utilizzando da mesi, altrimenti sarebbe in ginocchio. Sulle 5.000 tonnellate prodotte ogni giorno nella Capitale (nei mesi inverali), fino a 300 vanno a Colfelice (Frosinone), 300 ad Aprilia (Latina). Non solo: in realtà ieri c'è stata la rivolta dell'Umbria, ma c'è già un'altra regione che accoglie i rifiuti indifferenziati romani: l'Abruzzo. Per il 2016 c'è un accordo per 45mila tonnellate, si punta a rinnovarlo anche nel 2017. Infine, da novembre partiranno i treni in Austria e Germania con i rifiuti romani, per un massimo di 120mila tonnellate all'anno. Una percentuale su tutte: solo il 36 per cento dei rifiuti prodotti a Roma, viene smaltito nella Capitale. La Raggi garantirà l'autosufficienza? Ovviamente si è appena insediata e ci vorrà tempo, per ora ha promesso un piano di impianti per dicembre. Intanto, i rifiuti romani continueranno a viaggiare tra Frosinone e la Germania.
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Il Messaggero