Di fronte ai ritardi di Campidoglio e Regione, che non hanno preparato un’alternativa al monopolio di Manlio Cerroni e non hanno affrontato il nodo dei due impianti di Tmb...
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Bocche cucite sulle possibili scelte, ma c’è l’ipotesi di seguire una strada che superi il problema Malagrotta, restando sempre nel Lazio. Più complicato, anche se non è stato escluso, il ricorso al trasporto dei rifiuti in altre regioni. Ma visto che si tratta di spazzatura non trattata, differente da quella che ogni giorno parte per il nord Italia, servirebbe un accordo tra regioni, assai complicato. Il sindaco Marino spera nella nomina di un commissario che percorra la soluzione della requisizione degli impianti. Tecnicamente, spiegano gli esperti, si tratta di un atto possibile, ma molto fragile, perché si presterebbe a ricorsi e annullamenti e dunque lascerebbe Roma nell’incertezza.
LA CORSA
C’è poco tempo a disposizione. Colpisce che solo ora Campidoglio e Regione si siano resi conto della gravità della situazione, visto che l’ordinanza di Marino, valida tre mesi, risale al 21 febbraio. Negli uffici del Campidoglio il presidente dell’Ama, Daniele Fortini, il sindaco Ignazio Marino (che però ieri è partito per Madrid, tornerà oggi) e l’assessore all’Ambiente, Estella Marino, stanno preparando un dossier per spiegare, nella riunione di mercoledì, i punti cardini del piano del Comune. Ripetono all’Ama: se domani chiudessero i due Tmb di Malagrotta (più il tritovagliatore di Rocca Cencia, anch’esso di proprietà del gruppo Cerroni interessato dall’inchiesta giudiziaria), resterebbero per strada almeno duemila tonnellate al giorno di rifiuti. Marino potrebbe firmare una proroga della prima ordinanza, ma la Colari - che continua come in un incubo ad avere il coltello dalla parte del manico - a causa dell’interdittiva non riceve i pagamenti: questo è il pretesto per non pagare i dipendenti e chiudere gli impianti.
Per questo, l’altro meccanismo possibile è quello di disporre che Ama si limiti a pagare il servizio (e dunque gli operai dei due Tmb). Ma anche questo dal punto di vista formale è difficile da giustificare. Infine, si sta valutando un altro elemento: la conclusione dell’inchiesta giudiziaria. Se Cerroni e gli altri imputati fossero condannati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti senza collegamenti con la mafia, allora l’interdittiva potrebbe decadere.
IL SISTEMA
Ma il fatto che Regione e Comune non abbiano mai previsto una impiantistica alternativa a quella del monopolista privato, mette Roma con le spalle al muro. «Marino e Zingaretti spieghino come intendano risolvere il problema dei rifiuti. A parte la Colari e Cerroni vi sono tantissime imprese disposte ad entrare nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti ed a supplire alle mancanze delle amministrazioni» ha commentato l’ex consigliere comunale Paolo Voltaggio (Cdu). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero