Prima del week-end, il Campidoglio ha presentato il conto: l’ Ama, ancora impelagata in una crisi nerissima, tra gli impianti al collasso, i conti che traballano e i vertici...
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Risposta: no. Almeno per il 2018. La sanzione milionaria rende il clima più cupo del solito, nel quartier generale della società, in via Calderon de la Barca. Per tre motivi. Il primo: la multa inciderà direttamente sui bilanci dell’azienda e da subito; il Comune infatti preleverà l’importo attraverso una serie di «trattenute» sui versamenti mensili alla sua controllata. Secondo motivo: l’importo delle trattenute è in forte crescita rispetto all’anno passato. Per i disservizi del 2017, Palazzo Senatorio aveva contestato 4,4 milioni di euro alla municipalizzata.
Quindi l’aumento, da un anno all’altro, è del 14%. Terzo aspetto che rende le acque agitate all’ Ama: si tratta solo della prima tranche di penali, perché oltre alle trattenute, il Campidoglio a breve contesterà anche le «sanzioni dirette», che l’azienda dovrà pagare aprendo la cassa. Va detto che almeno queste ultime, non avranno un impatto immediato sui conti. Perché la società comunale, come ha sempre fatto negli ultimi anni, può contestare gli importi e aspettare il verdetto, prima di far partire i bonifici, sperando magari di strappare uno sconto in extremis.
Certo è che la decisione dell’amministrazione di Virginia Raggi - con l’atto firmato venerdì scorso dalla direttrice dell’Ufficio Rifiuti, Laura D’Aprile - certifica una cosa: che la Capitale è sempre più sporca. L’Agenzia di controllo sulla qualità dei servizi, a dicembre, aveva già attestato il fallimento in quasi tutti gli obiettivi: inadeguata la «pulizia delle strade», bocciata la «pulizia delle aree dei cassonetti», così come la «fruibilità/decoro dei cestini» e la «fruibilità dei contenitori dell’indifferenziata». Tutte cose che nell’entourage della sindaca conoscono bene. E infatti, quando a metà febbraio è stato revocato il vecchio Cda, guidato da Lorenzo Bagnacani, un rapporto del direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, segnalava il «degrado della performance aziendale», insomma il collasso dei servizi.
«L’analisi della reportistica gestionale - scriveva il diggì nella nota riservata del 17 febbraio - denota il generalizzato disallineamento delle performance dagli obiettivi assegnati e, in alcuni casi, anche un peggioramento rispetto all’analoga misurazione nel periodo precedente», cioè il 2017.
Il Messaggero