Rifiuti, nuova stangata su Ama per la città sporca: «Sanzioni da 5 milioni»

Rifiuti, nuova stangata su Ama per la città sporca: «Sanzioni da 5 milioni»
Prima del week-end, il Campidoglio ha presentato il conto: l’ Ama, ancora impelagata in una crisi nerissima, tra gli impianti al collasso, i conti che traballano e i vertici...

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Prima del week-end, il Campidoglio ha presentato il conto: l’ Ama, ancora impelagata in una crisi nerissima, tra gli impianti al collasso, i conti che traballano e i vertici decapitati, si è vista recapitare una maxi-penale da 5 milioni di euro. Colpa dei disservizi e dei record negativi che la municipalizzata dei rifiuti continua a macinare. La multa a sei zeri è stata decisa dal Campidoglio, più precisamente dalla Commissione di controllo sul contratto di servizio, una sorta di “tribunale” comunale che verifica se la partecipata ha mantenuto i patti con l’amministrazione oppure no.


Risposta: no. Almeno per il 2018. La sanzione milionaria rende il clima più cupo del solito, nel quartier generale della società, in via Calderon de la Barca. Per tre motivi. Il primo: la multa inciderà direttamente sui bilanci dell’azienda e da subito; il Comune infatti preleverà l’importo attraverso una serie di «trattenute» sui versamenti mensili alla sua controllata. Secondo motivo: l’importo delle trattenute è in forte crescita rispetto all’anno passato. Per i disservizi del 2017, Palazzo Senatorio aveva contestato 4,4 milioni di euro alla municipalizzata.

Quindi l’aumento, da un anno all’altro, è del 14%. Terzo aspetto che rende le acque agitate all’ Ama: si tratta solo della prima tranche di penali, perché oltre alle trattenute, il Campidoglio a breve contesterà anche le «sanzioni dirette», che l’azienda dovrà pagare aprendo la cassa. Va detto che almeno queste ultime, non avranno un impatto immediato sui conti. Perché la società comunale, come ha sempre fatto negli ultimi anni, può contestare gli importi e aspettare il verdetto, prima di far partire i bonifici, sperando magari di strappare uno sconto in extremis.

Certo è che la decisione dell’amministrazione di Virginia Raggi - con l’atto firmato venerdì scorso dalla direttrice dell’Ufficio Rifiuti, Laura D’Aprile - certifica una cosa: che la Capitale è sempre più sporca. L’Agenzia di controllo sulla qualità dei servizi, a dicembre, aveva già attestato il fallimento in quasi tutti gli obiettivi: inadeguata la «pulizia delle strade», bocciata la «pulizia delle aree dei cassonetti», così come la «fruibilità/decoro dei cestini» e la «fruibilità dei contenitori dell’indifferenziata». Tutte cose che nell’entourage della sindaca conoscono bene. E infatti, quando a metà febbraio è stato revocato il vecchio Cda, guidato da Lorenzo Bagnacani, un rapporto del direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, segnalava il «degrado della performance aziendale», insomma il collasso dei servizi.


«L’analisi della reportistica gestionale - scriveva il diggì nella nota riservata del 17 febbraio - denota il generalizzato disallineamento delle performance dagli obiettivi assegnati e, in alcuni casi, anche un peggioramento rispetto all’analoga misurazione nel periodo precedente», cioè il 2017. Ci sono poi le beghe contabili, a partire dai 18 milioni di vecchi crediti, contestati dal Comune, che non permettono alla partecipata di votare un bilancio dal 2016. «Restano evidenti criticità, lo scriveremo nel nostro parere al rendiconto comunale del 2018», confida il neo-presidente dei revisori dei conti del Campidoglio, Gianluca Cardarelli. Sarà affare del nuovo Cda, guidato da Luisa Melara e Massimo Ranieri: la nomina è attesa a giorni.
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Il Messaggero