Roma, sequestro beni Torlonia: 3 fratelli annunciano ricorso

Roma, sequestro beni Torlonia: 3 fratelli annunciano ricorso
Lite sull'eredità Torlonia: tre fratelli e il nipote Alessandro Poma Murialdo annunciano il ricorso contro il provvedimento di sequestro giudiziario disposto dal...

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Lite sull'eredità Torlonia: tre fratelli e il nipote Alessandro Poma Murialdo annunciano il ricorso contro il provvedimento di sequestro giudiziario disposto dal Tribunale di Roma sui beni appartenenti all'asse ereditario del padre e nonno, il Principe Alessandro Torlonia. A chiedere l'intervento dei giudici è stato Carlo Torlonia, un altro fratello, 


Il sequestro giudiziario, scrivono in una nota, «è stato assunto da un giudice monocratico in assenza di contraddittorio» ed è quindi loro intenzione «chiederne la revoca, ritenendolo ingiusto sotto un profilo morale e illegittimo su un piano di diritto». Paola, Francesca e Giulio Torlonia aggiungono che «non esiste alcun rischio di dispersione del patrimonio artistico della famiglia Torlonia e che le oltre 620 opere d'arte della collezione di famiglia sono tutte notificate e vincolate e pertanto non esportabili, neanche temporaneamente, senza la preventiva autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo».

I tre eredi chiariscono anche il ruolo della fondazione Torlonia a cui sono stati conferiti comodato e gestione delle opere della Collezione Torlonia - che sono oggi solo per 1/6 di proprietà di Carlo Torlonia mentre per i restanti 5/6 (cinque sesti) sono di proprietà degli altri eredi. La Fondazione Torlonia vuole rendere fruibili alla collettività le opere gestite e a tal scorso nel marzo del 2016 ha siglato un accordo con il ministero dei Beni Culturali per la realizzazione di una mostra da inaugurare nell'autunno del 2019 ai Musei Capitolini, prima tappa di esposizioni anche in prestigiose sedi internazionali.

«Carlo Torlonia nelle sue dichiarazioni dirette o per mezzo dei suoi avvocati - scrivono i tre fratelli e il nipote Poma Murialdo nella nota - dimentica che la sua azione giuridica rischia di minare l'effettiva disponibilità delle opere per la partecipazione alla Mostra organizzata in accordo con il Mibact ai Musei Capitolini come prima tappa e altre sedi di gran prestigio anche estere. Dimentica altresì di non essere affatto proprietario di Palazzo Torlonia Giraud e di possedere solo un sesto della Collezione suddetta». 

I membri della famiglia hanno conferito mandato a Paola Severino, Massimo Zaccheo, Valerio Pescatore e Alessandro Turco di esaminare tutti gli aspetti giuridici della vicenda.
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Il Messaggero