Usciva con amici pregiudicati e qualche volta li avrebbe pure spalleggiati in bravate e piccole estorsioni. Condanna a cinque anni e quattro mesi, ieri, per Stefano Caprioli, un...
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La condanna, per tentata estorsione e accesso abusivo alla banca dati della Polizia, è stata stabilita dal gup Maddalena Cipriani su richiesta del pm Fabio Santoni, titolare dell'inchiesta. I sospetti complici saranno processati a parte. L'agente, tuttora ai domiciliari, assistito dall'avvocato Antonio Lazzara, era stato arrestato dai colleghi della Questura. Secondo la procura, Caprioli sarebbe arrivato pure ad assentarsi dal commissariato per partecipare a blitz con gli amici che battevano cassa o minacciavano le vittime di turno.
Tanto che se la questione era delicata l'agente non esitava a mettersi in malattia per avere libertà di manovra. Non a caso la sera del marzo 2014, in cui, spalleggiato dagli amici e col tesserino del ministero a portata di mano, ha messo a segno un blitz in un motel sull'Aurelia per intimidire una lucciola romena che, a suo dire, avrebbe dovuto a uno della gang ventimila euro, l'agente era ufficialmente assente dal centralino del commissariato per malattia.
Il poliziotto, un assistente capo, era finito ai domiciliari insieme a un amico, Roberto Sforza, mentre un'altra sua spalla, Marco Caramico, era finito direttamente in carcere. Il gip che aveva firmato gli arresti aveva scritto: «Nel complesso è agevole rilevare che il sodalizio con continuità e criminale professionalità offra servizi a clienti occasionali, amici e conoscenti, per la soluzione di vicende personali, familiari, economiche che potrebbero indurre gli indagati alla reiterazione del reato». Perché quando c'era da «castigare» qualcuno entravano in azione. E il poliziotto era temuto.
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Il Messaggero