Roma, pavoni, amorini e Apollo: riaprono le Domus Romane del Celio

I pavoni che si dividono la scena con uccellini in volo, ghirlande di frutta e fiori che sembrano brillare sull’intonaco chiaro, tralci di vite e foglie corpose che sembrano...

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I pavoni che si dividono la scena con uccellini in volo, ghirlande di frutta e fiori che sembrano brillare sull’intonaco chiaro, tralci di vite e foglie corpose che sembrano vere, tanto sono realistiche, e la parata di amorini che sfoggiano vezzose pose in una fastosa vendemmia. Il colpo d’occhio è di pura emozione. Lo spettacolo riveste tutta la volta di un vasto ambiente che impreziosisce il complesso monumentale sotterraneo delle Domus Romane del Celio. Note tra gli studiosi come la casa dei martiri Giovanni e Paolo, e famose per il corredo straordinario delle sale affrescate databili fino al III secolo d.C., il gioiello incastonato nel ventre del Celio (non lontano dall’Ospedale del Celio e dalla chiesa della Navicella), con ingresso in via del Clivo di Scauro, proprio a ridosso dell’omonima basilica (gettonatissima per i matrimoni di Roma), finalmente riaprono al pubblico.

IL PERCORSO

Un evento atteso, dopo una chiusura prolungata per l’emergenza del Covid. Da oggi tornano visibili, con un percorso di visita molto articolato, curato da CoopCulture, che comprende il Portico sul Clivo di Scauro (l’antico asse stradale che attraversava il Celio e il suo rione residenziale), l’Oratorio del Salvatore, la sala dei Geni, la Sala dei finti marmi, l’anticamera, la sala dell’Orante, la cella vinaria, la Confessio, il Ninfeo e l’Antiquarium. Ambienti stratificati, che accompagnano il visitatore lungo oltre quattro secoli di storia, e che svelano la doppia anima segnata in bilico tra paganesimo e cristianesimo.

LA STORIA

La storia di questo luogo affonda le origini nell’età imperiale, quando l’area era utilizzata come tabernae e magazzini al servizio di un vasto edificio a carattere popolare. Sito troppo prestigioso per passare inosservato e non fare gola a ricchi signori. Ecco allora che nel III secolo gli ambienti sono stati acquisiti da un solo proprietario e trasformati in una lussuosa Domus, arricchita di cicli di affreschi vivaci e raffinati. Un patrimonio di pitture che spicca sulla scena romana per lo stato di conservazione e per la qualità delle scene e dei colori usati. Opere tra le più belle dell’età tardo antica. Le visite sono in programma il lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica, e festivi (dalle ore 10 alle 16). Info e contatti: 06.39967755 www.coopculture.it

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Il Messaggero