Riaccendiamo la città con la musica dal vivo

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@FabioArboit

C’era una volta una Roma ricca di posti dove si poteva ascoltare musica dal vivo. Tra gli anni Ottanta e i primi Novanta spuntarono come funghi locali nei quali si beveva un drink e si scoprivano band e artisti. Chi ha meno di cinquant’anni ha trascorso almeno una serata al Big Mama, al Classico, al Fonclea, al Jake&Elwood e ancora al Locale, all’Alpheus o all’Aquofono. Tutti live-pub che hanno permesso a migliaia di musicisti di farsi le ossa e magari di emergere. Lo sanno bene Giorgia (che alle prime armi si esibiva con il padre “Alan soul” e Io vorrei la pelle nera), Alex Britti, Roberto Ciotti ma anche Lillo&Greg con i Latte e i suoi Derivati, Daniele Silvestri e Niccolò Fabi cresciuti sul palco di via del Fico.

Poi all’improvviso più niente. Oggi (tranne rare eccezioni come il Gregorys,la mecca del jazz) sentire band dal vivo è diventato quasi impossibile. E invece la musica in una città è importante. Tanto più in questi anni “malati” di smartphone e devastati dalla paura. Ecco perché andrebbe fatto un applauso al Lian Club che quest’inverno (con la supervisione di Claudio Donato e il patrocinio di Luiss Creative Business Center) ha lanciato Contattodiretto, un campionato per band a iscrizione gratuita. Hanno risposto un centinaio di gruppi, ne sono stati selezionati 24 che si sono sfidati a colpi di giri di basso e assoli di chitarra per conquistare il giudizio del pubblico e quello di una giuria selezionata. Adesso siamo alle fasi finali. Ne resterà uno solo, come diceva Christopher Lambert in Highlander, e vincerà una sala di registrazione, la produzione di un ep di inediti. Chissà che non passi anche da queste note la rinascita della Capitale.

davide.desario@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
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