Leggo i nomi dei compagni della prima liceo di mia figlia. E mi emoziono a pensare che forse lì c’è un’amica per sempre,...
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della prima liceo di mia figlia.
E mi emoziono a pensare che forse lì c’è
un’amica per sempre, un amore, un dolore
@silvianucini Con chi sei stato, con chi hai scherzato? Fammi la classifica dei più simpatici. E guarda che l’amicizia non si mendica, soffermati almeno su chi ha piacere di stare in tua compagnia e lo dimostra.
Domande di routine, frasi buttate lì, davanti a una pastasciutta, per non influenzare, per non farsi dire già «mi stai col fiato sul collo», per quella vana voglia di proteggere, evitare delusioni che tanto non si evitano. Ma quanto dura un’amicizia, il tempo di un ciclo scolastico? E una simpatia? Quante confidenze, prima di svanire la magia. E perché poi mettere in guardia, quando nemmeno i grandi hanno capito quando e come fidarsi, abbandonarsi, il bello forse è ancora questo. Alla fine lo sanno più loro, Matilde, Luca, Lorenzo, Tommaso, Francesco che si ritrovano insieme su un registro di classe, che si fiutano e scelgono, il tempo di un gioco senza pensare a domani.
Un giorno si scopriranno a cercarsi su Facebook, a organizzare rimpatriate davanti a pizze un po’ amare. O s’incontreranno a scuola come quegli ex alunni che nel 1964 sono entrati nell’istituto tecnico Leonardo da Vinci di via Cavour (prima scuola inaugurata a Roma dal nuovo Stato italiano unificato nel 1871). Sono tornati nelle aule, la dirigente Irene De Angelis Curtis ha rintracciato il registro di classe dell’epoca e si è fatto l’appello. Davanti all’insegnante di diritto di allora, il magistrato Chiarenza Millemaggi, i ragazzi del ’64, capelli grigi e sguardi malandrini, hanno scandito orgogliosi: presente! Amici forse no, ma compagni di scuola si resta sempre.
raffaella.troili@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero