L'unico agente di Polizia Penitenziaria addetto alla vigilanza dei quattro piani della quinta sezione detentiva con circa 100 detenuti, tutti a regime aperto, del carcere di...
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A dare la notizia è il Segretario Generale dell'O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci che aggiunge: «Le carceri italiane qualora non interessate dalle onnipresenti aggressioni in danno degli agenti e degli operatori penitenziari, sono diventate purtroppo anche della enormi cabine telefoniche con i detenuti che senza troppi problemi conversano in assoluta tranquillità dalle proprie celle detentive, incuranti anche di essere scoperti. Il solo fatto che il possesso di un telefono cellulare non costituisca null'altro che una sanzione disciplinare, ne limita fortemente l'efficacia deterrente al possesso. Se si aggiunge il fatto che in alcuni istituti penitenziari i procedimenti disciplinari a carico dei ristretti verrebbero lasciati cadere in prescrizione, ne consegue che il possesso di un apparecchio non consentito quale può essere il telefono cellulare, costituisca un benefit che perversamente migliora la qualità della vita detentiva. Siamo quindi al paradosso che la legalità è un principio che in molti casi è espunto dal regime carcerario italiano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero