Roma, caccia ai tre evasi da Rebibbia: segnalati in zona nord, sono pericolosi e pronti a tutto

Roma, caccia ai tre evasi da Rebibbia: segnalati in zona nord, sono pericolosi e pronti a tutto
C’è chi li immagina già in Albania e chi pensa di averli visti in autostrada a nord di Roma. Ma l’unica cosa certa è che i tre detenuti evasi dal...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
C’è chi li immagina già in Albania e chi pensa di averli visti in autostrada a nord di Roma. Ma l’unica cosa certa è che i tre detenuti evasi dal carcere di Rebibbia nella notte tra mercoledì e giovedì sono tuttora in fuga. Sono pericolosi, pronti a tutto e probabilmente possono contare su più complici.


Gli investigatori, dopo la pubblicazione delle foto sui giornali, hanno ricevuto diverse segnalazioni e ne stanno verificando l'attendibilità. Le indagini sono seguite dal nucleo investigativo  della polizia penitenziaria, ma nella caccia all'uomo sono impegnati anche polizia e carabinieri con posti di blocco e controlli delle persone che erano in contatto con gli albanesi. Per nascondersi ci vogliono rifugi e soldi ed è importante scoprire a chi i fuggiaschi potrebbero avere chiesto aiuto. 

I tre hanno un curriculum criminale di tutto rispetto. Basho Tesi, 35 anni, è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso una coppia di fidanzati romeni dopo un banalissima lite. Ilir Pere e Mikel Hasanbelli stavano scontando pene per traffico di droga e sfruttamento della prostituzione. «Non hanno nulla da perdere e forse possono contare su appoggi esterni sia logistici che economici», dicono gli investigatori.


Un’indagine interna del Dap intanto cercherà di far luce su quello che è accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì nel carcere di Rebibbia. La fuga, identica a quella dello scorso febbraio da parte di due romeni, è stata rocambolesca. Gli albanesi hanno segato le sbarre alla finestra della loro cella nel braccio G9, dove sono rinchiusi i detenuti ritenuti di «media pericolosità». La notte della fuga hanno creato delle sagome con i cartoni dell’acqua e le hanno infilate sotto le coperte ottenendo l’effetto dei corpi. La guardia che è passata per il controllo ha creduto che stessero dormendo. Nel cuore della notte erano stati trasferiti a Rebibbia 39 detenuti dal carcere di Camerino danneggiato dal terremoto. Gli investigatori non escludono che gli albanesi abbiano approfittato della confusione e anticipato un piano di fuga pronto già  da tempo.


 
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero