C’è chi li immagina già in Albania e chi pensa di averli visti in autostrada a nord di Roma. Ma l’unica cosa certa è che i tre detenuti evasi dal...
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Gli investigatori, dopo la pubblicazione delle foto sui giornali, hanno ricevuto diverse segnalazioni e ne stanno verificando l'attendibilità. Le indagini sono seguite dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria, ma nella caccia all'uomo sono impegnati anche polizia e carabinieri con posti di blocco e controlli delle persone che erano in contatto con gli albanesi. Per nascondersi ci vogliono rifugi e soldi ed è importante scoprire a chi i fuggiaschi potrebbero avere chiesto aiuto.
I tre hanno un curriculum criminale di tutto rispetto. Basho Tesi, 35 anni, è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso una coppia di fidanzati romeni dopo un banalissima lite. Ilir Pere e Mikel Hasanbelli stavano scontando pene per traffico di droga e sfruttamento della prostituzione. «Non hanno nulla da perdere e forse possono contare su appoggi esterni sia logistici che economici», dicono gli investigatori.
Un’indagine interna del Dap intanto cercherà di far luce su quello che è accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì nel carcere di Rebibbia. La fuga, identica a quella dello scorso febbraio da parte di due romeni, è stata rocambolesca. Gli albanesi hanno segato le sbarre alla finestra della loro cella nel braccio G9, dove sono rinchiusi i detenuti ritenuti di «media pericolosità». La notte della fuga hanno creato delle sagome con i cartoni dell’acqua e le hanno infilate sotto le coperte ottenendo l’effetto dei corpi. La guardia che è passata per il controllo ha creduto che stessero dormendo. Nel cuore della notte erano stati trasferiti a Rebibbia 39 detenuti dal carcere di Camerino danneggiato dal terremoto. Gli investigatori non escludono che gli albanesi abbiano approfittato della confusione e anticipato un piano di fuga pronto già da tempo.
Il Messaggero