I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno sgominato nella notte una pericolosa banda di rapinatori, composta da 4 persone, dedite in particolare alle rapine in banca con...
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I tre romani erano stati già arrestati in flagranza di reato il 22 ottobre dello scorso anno mentre stavano per mettere a segno un colpo presso la filiale della banca Monte dei Paschi di Siena di via Pompeo Neri a Roma, in zona Vigna Stelluti. Quel giorno, i tre rapinatori, da tempo sotto osservazione dai Carabinieri di via in Selci, dopo aver lasciato in strada uno scooter rubato da utilizzare per la successiva fuga, si erano appostati all'esterno della banca per commettere una rapina all'apertura mattutina della filiale.
I militari erano intervenuti dopo aver notato che due rapinatori avevano impugnato la pistola ed indossato parrucche, scalda collo e guanti, nel momento in cui il direttore della filiale stava sopraggiungendo per l'apertura della banca. Il terzo uomo si era invece sistemato in posizione defilata per svolgere le funzioni di «palo».
Dopo l'arresto, i tre erano stati trovati in possesso di due pistole, una Beretta calibro 9 ed una calibro 7,65. In tasca avevano delle fascette in plastica, utilizzate dai malviventi in precedenti rapine per immobilizzare gli impiegati della banca. Il rapinatore di Ladispoli era stato arrestato, invece, dopo qualche giorno poiché ritenuto responsabile di aver concorso con gli altri rapinatori al tentativo di rapina in banca, ricoprendo il ruolo di ascoltare le comunicazioni radio delle forze di polizia e comunicare ai complici, mediante telefoni dedicati, notizie sull'eventuale presenza di pattuglie in zona. Infatti, il soggetto era stato trovato in possesso di un multiscanner impostato sulle frequenze delle forze dell'ordine.
Dopo l'arresto in flagranza, i carabinieri hanno accertato come le rapine siano state commesse con le stesso modus operandi e con cadenza mensile. In particolare, la tecnica dei rapinatori prevedeva sempre il loro agguato nei confronti del direttore della filiale prescelta, poi, mentre questi si accingeva ad iniziare le operazioni di apertura, lo immobilizzavano mediante l'uso delle armi. Aspettavano quindi che giungessero i dipendenti, i quali venivano legati con le fascette in plastica venendo segregati in una stanza. I malviventi attendevano, dunque, l'apertura temporizzata delle casseforti e, dopo averle svuotate, si dileguavano. Il complice di Ladispoli li seguiva a distanza con lo scanner, avvisandoli dell'eventuale arrivo delle forze dell'ordine.
Gli investigatori hanno raccolto inconfutabili elementi probatori in merito alla commissione di altre 10 rapine, avvenute dall'ottobre 2014 al settembre 2015 e tutte commesse con l'impiego di armi da fuoco e con l'uso di parrucche ed occhiali quale modalità di travisamento.
Il Messaggero