Rapinata di auto, portafogli, carte di credito, cellulare, soldi in contanti. Immobilizzata con un grosso cacciavite puntato alla gola, terrorizzata da un uomo che le gridava:...
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SEQUESTRATA
Francesca ieri ha fatto un po’ tardi, è arrivata alle nove meno un quarto davanti all’ingresso della succursale “Leonardo da Vinci”. Saluta la bambina che corre verso il cortile. Si volta, sente riaprire e richiudere lo sportello lato passeggero in un attimo. Pensa: «Sarà mio marito che è qui vicino». Invece ecco lo sconosciuto, probabilmente uno straniero d’origine bengalese, che le preme contro il collo una punta fredda, metallica. Francesca è impietrita. «Sbrigati dammi tutto quello che hai, ti buco, ti buco», le grida. E ancora: «Vengo da Rebibbia io, sono appena uscito di galera». L’insegnante ha le parole bloccate in gola, risponde tremando: «Non ho soldi». Ma quello non si perde d’animo: «Allora andiamo al bancomat». Lei fa per sfilarsi un anello d’oro, quando abbassa lo sguardo si rende conto che il balordo stringe in mano il cacciavite.
MALORE
Sta per svenire, in quelle condizioni non potrà mai guidare, prova a spiegarglielo, poi con una mossa veloce e istintiva apre la portiera si lascia scivolare fuori, si accascia a terra choccata. A pochi passi ci sono ancora delle mamme che parlano tra di loro, il piazzale di solito affollato, in quel momento è già svuotato delle auto chiassose dei genitori che accompagnano i bimbi al suono della prima campanella. Lo straniero salta sul lato guidatore, ingrana la retromarcia, poi fugge dalla parte opposta con la Yaris della donna che, nel frattempo, viene soccorsa. I carabinieri della Garbatella raccolgono la denuncia. È caccia all’uomo. Nel pomeriggio mostrano all’insegnante alcune foto segnaletiche, ma nessuna corrisponde al rapinatore. Non è la prima volta che donne sole in auto vengono rapinate. Anche in pieno giorno. Lui stesso a Francesca aveva tenuto a dirlo: «Una prima di te è stata fortunata». Ora i genitori dell’istituto chiedono più sicurezza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero