Rapina al Nomentano, sotto choc la donna derubata: «Mi tenevano per il collo, pensavo di morire»

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«Ero in camera da letto, con il mio cane seduta sul pavimento. Quando ho creduto di morire. Hanno fatto irruzione nella stanza tre individui incappucciati. Uno di loro mi ha preso con il braccio il collo e mi ha tenuta stretta». A parlare è la signora di 65 anni, che giovedì pomeriggio, è rimasta in balia di tre criminali nella sua abitazione in zona Batteria Nomentana. Ha dei lividi al collo. La signora non vuole dire il suo nome perché ha paura di ritorsioni. È ancora spaventatissima. Il gruppo ha agito per rapina. Così come è avvenuto altre volte in pochi giorni nei quartieri della città. «Mi ha preso per il collo senza mai lasciarmi - racconta la vittima della rapina con sequestro di persona -. Il complice mi teneva le mani sugli occhi in modo che non potessi vedere nulla. Sono entrati dal balcone, forzando una finestra. Sono sicura che erano stranieri dell'Est Europa. Ho creduto di morire». La rapina è avvenuta alle sei del pomeriggio, quindi, i banditi non hanno temuto neanche i tanti passanti e automobilisti che c'erano a quell'ora. «Li ho pregati di non farmi del male - continua a raccontare la signora -. Gli ho detto che l'orologio che portavo al polso glielo avrei dato senza problemi. Ma non mi sono stati a sentire. Hanno strappato il cinturino procurandomi alcune ferite al polso».

 


La proprietaria di casa, si commuove dalla paura, ancora trema solo al ricordo di quello che gli è capitato. «Più passa il tempo e più aumenta la paura - racconta-. Non posso credere a quello che mi è capitato. Non sono ricca. Perchè se la sono presa proprio con me? Questi possono colpire ancora in altre abitazioni di persone normali. Io qui sono in affitto». «Uno di quei banditi - prosegue - mi continuava a sussurrare all'orecchio che la causa della rapina era la mia badante. Ma io non ho una badante. Posso badare a me stessa tranquillamente. Penso che sia stato un depistaggio. Chissà cosa volevano farmi credere». «Ma la paura maggiore - prosegue la vittima del colpo - è stata quando, sempre tenendomi per il collo mi hanno portato in camera da letto e mi hanno chiusa dentro al buio con il mio cane. Sono fuggiti lasciando la porta di casa aperta. Mi ha liberato il caro ragazzo che viene a portare giù il mio cane. È stato lui a liberarmi. Ho dovuto chiamare il mio medico che mi ha prescritto dei sonniferi per dormire la notte».
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Il Messaggero