Un ex ergastolano omicida e un vigilante infedele fra i complici della banda. Sono stati i carabinieri della compagnia di Ostia ad individuare gli autori del colpo al Monte dei...
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Ostia, colpo da 86mila euro in banca: arrestata la banda. Uno era un vigilante
I carabinieri hanno indagato a lungo fino a trovare il bandolo della matassa: hanno individuato le utenze per cellulari usati dai banditi intestati a stranieri, che adoperavano solo per parlare fra loro. E' stato arrestato e messo ai domiciliari anche il vigilante infedele, Angelo Lauretti. Ha destato scalpore anche fra gli inquirenti il nome di uno degli arrestati: Luciano Riola, 55 anni, rapinatore ed omicida che, nonostante questo, era in libertà. Luciano Riola fu l'autore di un feroce omicidio per rapina avvenuto il 21 dicembre del '92 ad Ortona, in provincia di Chieti: uccise un gioielliere. Quel giorno, il bandito romano, con altri due complici fra i quali una donna, fece irruzione nell'abitazione-negozio di Francesco Gallucci, 32 anni, dopo aver narcotizzato la sorella. L'orefice tentò di ribellarsi alla rapina, ma Luciano Riola non ebbe un briciolo di pietà: estrasse la pistola e uccise all'istante l'ostaggio con quattro colpi sparati da distanza ravvicinata. Il bottino fruttò oltre un miliardo di vecchie lire. Per questo delitto, Luciano Riola fu condannato all'ergastolo. Ma il bandito trovò l'occasione per mettere a segno altre rapine sfruttando i permessi premio.
I PRECEDENTI
Per lui, nel 2004, scatta l'arresto per almeno due colpi in banca, che è accusato di avere messo a segno sfruttando due permessi da ergastolano. E, anche in quest'ultima rapina sulla quale hanno fatto luce i carabinieri di Ostia, Riola usa una tecnica usata in altri colpi, corrompe una guardia giurata. Angelo Lauretti, vigilante, finito ai domiciliari, è accusato di avere fornito ai banditi la chiave di sblocco della cosiddetta «bussola antirapina» per usufruire dell'effetto sorpresa. Il secondo rapinatore, complice di Riola, è Mario Massarone. Anche quest'ultimo è noto alle forze dell'ordine per essere uno specialista in assalti a portavalori e anche lui agisce in trasferta, in mezza Italia, basta che ci sia un furgone da alleggerire. Nel 2007 viene arrestato dai carabinieri di Teramo per avere, insieme ad altri complici, assaltato un portavalori. Il bandito, nell'occasione, è accusato di avere usata una pistola revolver 357 Magnum con la matricola abrasa. I militari sono anche risaliti al covo della banda attraverso l'analisi tecnica dei cellulari che la banda usava come se fossero citofoni: i tre si chiamavano solo fra loro con utenze intestate a stranieri.
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Il Messaggero