Appalti Rai, aumentano gli indagati: cartello di società per prezzi fuori mercato

Appalti Rai, aumentano gli indagati: cartello di società per prezzi fuori mercato
Nuove perquisizioni della Finanza e nuovi nomi iscritti sul registro degli indagati. L'inchiesta della Procura di Roma su un presunto giro di appalti pilotati per...

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Nuove perquisizioni della Finanza e nuovi nomi iscritti sul registro degli indagati. L'inchiesta della Procura di Roma su un presunto giro di appalti pilotati per l'affidamento dei cosiddetti servizi di post-produzione di alcuni programmi Rai è alle battute iniziali ma si preannuncia esplosiva. Dopo aver passato al setaccio la sede della "Mav Television", una delle società esterne sospettate di far parte del presunto "cartello" (l’azienda fa capo a Roberto Mastroianni, indagato per turbativa d'asta) si apprende che gli uomini del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati hanno perquisito il domicilio di altre due società attenzionate dalla Procura: la "Siri Video" e la "Euro Group Line Production". Le quali, tutte insieme, forniscono alla Radiotelevisione Italiana servizi di ripresa, di sottotitolazione e di montaggio delle immagini.


Gli amministratori delegati delle società, Silvio Ricci, Giuseppe Niglio e Lucia Secondino, sono iscritti sul registro degli indagati insieme a Mastroianni. Anche nei loro confronti l'ipotesi di reato è turbativa d'asta. L'inchiesta, coordinata dal pm Maria Letizia Golfieri, va di pari passo all'istruttoria aperta dall'Autorità Garante della Concorrenza dopo un esposto presentato dai vertici della Rai. L'azienda di viale Mazzini, sulla base di segnalazioni anonime, ha denunciato presunte irregolarità nello svolgimento delle gare d'appalto che si sono svolte fra il 15 luglio e il 3 ottobre del 2013, quando in ballo c'era la spartizione dei servizi di post produzione di decine di programmi: "Domenica In", "Ballarò", "Porta a Porta", "Chi l'ha visto?" e fino alla "Prova del cuoco". Commesse da decine di milioni di euro.

IL CARTELLO


Il sospetto è che le aziende abbiano concordato tra loro un’offerta, in modo da scucire alla Rai un prezzo molto più elevato di quello adottato in passato. In alcuni casi il rincaro avrebbe sfiorato il 40 per cento. Nei mesi scorsi, inoltre, l'Antitrust ha fatto eseguire una raffica di ispezioni negli uffici delle imprese coinvolte. Da mail e carteggi sarebbero emersi intrecci societari e scambi di informazioni fra ditte che sulla carta dovrebbero essere rivali e che, invece, avrebbero “complottato” tra loro. Nell’istruttoria del Garante si legge che «il complesso degli elementi consente di ipotizzare l'esistenza di un coordinamento tra le società, volto a limitare il confronto concorrenziale tra le stesse». Le indagini sono destinate ad allargarsi, anche perché le società nel mirino della Procura sono in tutto una ventina. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero