«Ho solo messo in fila i fatti come sono andati, se questi poi aiuteranno a salvare Virginia ne sono più che contento, ovvio. Ma prima viene la verità»....
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LA RIUNIONE
«Fatto sta - è ancora il dirigente a ragionare - che grazie soprattutto a questa testimonianza, ritenuta credibile dai pm, l’accusa di abuso d’ufficio è caduta». Ma c’è di più. L’avvocato calabrese De Santis, 43 anni, già consulente del M5S alla Camera e spedito in Campidoglio dopo la crisi di settembre per occuparsi dell’esercito dei dipendenti comunali, è l’unico testimone di uno snodo cruciale. Bisogna tornare indietro nel tempo. «Ottobre 2016: io, il direttore del Personale Raffaele Marra e Adriano Meloni ci vediamo - ricorda - in Comune per stringere sulle nomine nei vari dipartimenti». Si è appena chiuso l’interpello: l’innovativa procedura introdotta dal contestato braccio destro della sindaca (che sarà poi arrestato per corruzione) per ruotare i ruoli nella macro-struttura del Campidoglio. Il ruolo di De Santis in questa riunione? «E’ proprio quello di raccordo politico-tecnico del Comune». Ascolta, prende appunti, se c’è da fare una sintesi la fa, se c’è da chiamare Virginia per un rapido passaggio politico è lì per questo. E ora è pronto a ribadire, qualora fosse chiamato anche dal gup o comunque in un eventuale processo, che «Raffaele Marra prospettò una serie di profili, tra qui quello del fratello, all’assessore Meloni». E quest’ultimo alla fine scelse «Renato» o «Mini-Marra», come lo chiama l’uomo scelto dalla Casaleggio associati, in quanto ritenuto il più valido per occuparsi del dipartimento Turismo.
Nessuna imposizione, ma scelta autonoma della giunta, quindi della sindaca. Dunque la dichiarazione resa all’Anticorruzione non sarebbe falsa. «Non ci fu alcuna ragionevole compensazione per il fatto che il fratello di Marra non potesse diventare capo dei vigili per motivi di opportunità», è il succo del ragionamento messo a verbale e ripetuto nei conciliaboli privati da De Santis. Se passerà la sua versione, la sindaca di Roma potrà dirsi salva definitivamente per sempre. Ma c’è stato un patto alla base tra Virginia e Antonio, detto Tonino, per arrivare a una versione uguale e sovrapponibile? Chi ha parlato con entrambi esclude l’ipotesi dell’accordo: «Non scherziamo, per favore, è solo ed esclusivamente la verità. Antonio non vorrà alcuna ricompensa politica nel prossimo futuro, anche se ci sono le elezioni».
De Santis, garbato quanto poco incline a parlare con i giornalisti, è molto di più di un semplice delegato al Personale per la grillina. In un certo senso le fa da consigliere economico e politico. «E’ il mio assessore ombra», ripete spesso la grillina. Oltre a essere colui che ha portato a casa il vero (e forse unico) risultato della giunta Raggi: il rinnovo del salario accessorio dei 23mila dipendenti capitolini. Un lavoro complicato, bloccato da anni, fatto di passaggi e accordi con le mille sigle sindacali molto influenti nella politica capitolina. E’ grillino e sogna di entrare in parlamento con il M5S, e non è detto che ciò non accada. Anzi.
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Il Messaggero