La telefonata inizia così: «Pronto Messaggero? Sono il ristoratore a cui la sindaca non ha pagato il conto. Beh, vorrei raccontare come è andata veramente la...
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Allora chef, come è andata? La sindaca è venuta? E ha pagato o no?
«Certo che è venuta, intanto era a pranzo, e non a cena. E quanto al conto... no, non ha lasciato neanche la mancia e ormai sono diventato la barzelletta della strada. Ma mi creda, è una storia che ha creato imbarazzo a tutti e due. Risale a ottobre, non avrei voluto che uscisse, l'ho raccontata a una cena a degli amici...».
Visto che qui a Roma un sindaco si è dimesso per le cene al ristorante, ci faccia capire meglio. Intanto: di che cifra stiamo parlando?
«Un conto da 30 euro... Ricordo che il suo accompagnatore ha mangiato una pasta in bianco, la nostra specialità. Alla sindaca invece abbiamo servito una caponata».
Era una cliente abituale?
«No, mai vista prima. Secondo me anche quella volta non è venuta apposta, sarà stata a passeggio per il quartiere. A un certo punto è entrata, con la scorta».
E il suo accompagnatore, chi era?
«Di sicuro non il fidanzato, credo un amico, ricordo che scherzavano, ma parlavano anche di lavoro. A un certo punto, mentre ero in cucina, mi è arrivata una comanda con scritto sopra il sindaco. E così sono andato in sala a salutarla. Ma non per ingraziarmi il potente di turno, perché è giusto così. Ho aspettato che finissero di mangiare, poi mi sono presentato, senza neanche dire il nome, ho detto solo che ero il proprietario e che avevo anche cucinato. Poi ho aggiunto queste parole, faccia attenzione: è un piacere averla come ospite qui».
E questo ha generato l'equivoco?
«Temo di sì. Avrà interpretato male».
Nel senso che era ospite, ma pagante.
«Ma certo, anche in albergo si è tutti ospiti. Ma il conto te lo danno...».
Ma nel dubbio lei avrà fatto almeno il gesto di pagare, no?
«No, poverina, ma era davvero imbarazzata. Prima di andarsene mi ha fatto anche richiamare dai fornelli per ringraziarmi. La mia impressione è che avrebbe anche voluto pagare, ma probabilmente non voleva essere scortese. Solo che anche io non ho voluto essere maleducato e dirle: ma che hai capito? Paga! Quindi è finita così, sono diventato la barzelletta della zona».
Un banale malinteso insomma?
«Penso di sì. Doveva vederla quando se n'è andata: ha voluto ringraziare tutti, il maitre, i camerieri, uno per uno. Certo, forse una cosa andrebbe detta...».
Cosa?
«Beh, io avrei lasciato la mancia per i ragazzi, se qualcuno mi offre il pranzo almeno lascio qualcosa per chi serve in tavola...».
Invece?
«Invece niente, è tornata a passeggio per il ghetto, dopo essersi profusa in complimenti per tutti».
Una scena alla Amici miei...
«Sì, Mascetti! Il conte Mascetti, che con grandissima eleganza ti fa il trucco del rigatino. Non credo fosse in malafede, che ci fosse malizia insomma. Ma questa storia mi fa un po' ridere perché è una dei Cinquestelle, quelli che gridano tanto alla chiarezza, alla trasparenza, all'onestà e poi alla prima occasione vanno via senza pagare».
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Il Messaggero