Un anno di giunta: la strada in salita e la scia di errori

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ROMA Un anno di «stiamo lavorando», con tanti annunci e solo qualche risultato all'orizzonte. A 365 giorni dalla vittoria a mani basse al ballottaggio contro il Pd, il 19 giugno 2016, Virginia Raggi arriva al primo giro di boa sul Colle capitolino con qualche luce e molte ombre. E soprattutto senza una percezione netta di cambiamento per la Capitale, la vera promessa elettorale del M5S. Nelle ultime settimane, una nuova consapevolezza sulla sicurezza (dal piano rom alla questione migranti) e sul decoro cittadino (vedi le multe a chi si tuffa nelle fontane e a chi bivacca). Ma rispetto agli 11 punti del programma ci sono troppe promesse ancora inevase (la crisi dei trasporti si è aggravata, la raccolta dei rifiuti resta sull'orlo del collasso), figlie di una partenza a dir poco complicata. Le difficoltà più grandi si sono riscontrate con la macchina Campidoglio. Non a caso i due terzi delle ordinanze (149 su 227) della sindaca sono state per le poltrone. In un anno sono già saltati 4 assessori e un capo di gabinetto, più i manager di Atac e Ama. Il «cambiamo tutto» della notte della vittoria è andato in corto circuito con le inchieste giudiziarie, fino all'arresto dell'ex braccio destro Raffaele Marra. Giorni difficili e notti complicate (comprese le otto ore di interrogatorio davanti ai pm) in cui circolavano voci di dimissioni per il sindaco. Gli inciampi politico-giudiziari del debutto hanno accompagnato anche la vita amministrativa (a dicembre i revisori dei conti hanno bocciato il primo bilancio M5S). «Con noi il rapporto è migliorato», filtra dalla base dei 23mila dipendenti diretti e di altrettanti indiretti. Intanto, il Comune sta seduto su una voragine da 13 miliardi di euro (causa dell'Irpef più alto d'Italia). Raggi aveva promesso di rinegoziare i mutui della gestione commissariale: la procedura non è stata avviata. Dopo una partenza tragica, adesso le acque sembrano essersi calmate. Ma i frutti di quest'anno i romani non li hanno ancora visti.
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Il Messaggero