«Di dimissioni? Ne parliamo la settimana dopo». Virginia Raggi sa che - dopo un periodo di relativa quiete politica mal celata dalle grane quotidiane di Roma - adesso...
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In questi dieci giorni di attesa la sindaca sta praticamente centellinando le uscite pubbliche, occasioni di domande davanti alle telecamere. Domenica partirà per il viaggio della Memoria che quest'anno farà tappa anche ad Amburgo. Il ritorno nella Capitale è previsto mercoledì. Dopo due giorni, il venerdì, è in programma la manifestazione Sempre per Virginia nata su Facebook su iniziativa dei militanti M5S.
Il gruppo ieri sera intorno alle 21 stava andando così così sui social network: 200 mi piace e 500 adesioni. È la risposta a Roma dice basta, l'affollato sit-in di sabato scorso, sempre in Campidoglio, nel corso del quale sono state richieste le dimissioni della pentastellata. Ma quest'iniziativa sta mettendo in difficoltà il M5S, quello di governo e a cascata la maggioranza. Perché rischia di trasformarsi - con un cortorcircuito storico che sa di nemesi - in una manifestazione anti-giudici e iper-garantista.
«Noi non ne sappiamo nulla», assicuravano ieri dallo staff di Raggi. Il timore è questo: manifesti pro-Virginia contro le toghe che la processano. «Sì, come i parlamentari di Forza Italia sulle scale del tribunale di Milano», scherzano, ma non troppo, in Comune. Lei replica: «Non mi sento isolata. Anzi, ritengo che sia giusto che i cittadini in qualche modo facciano sentire la loro voce, esattamente come facevamo noi. Li ascolto. Ci parlo. Molti mi dicono di andare avanti, altri mi criticano», ha detto a PiazzaPulita, stasera in onda su La7.
Raggi cammina dunque in punta di piedi (per il maltempo ha disdetto il viaggio in Argentina e ha chiuso per precauzione le scuole per due giorni). E sa che proprio la Lega è pronta a cogliere al balzo l'occasione. La sua replica: «Io penso che la Lega possa iniziare a fare la campagna elettorale tra tre anni. E nel frattempo noi continuiamo a lavorare». Anche Giorgia Meloni, tirata in ballo, come candidata del centrodestra aspetta, ma non ci crede in una finale clamoroso: «A me non sembra che si andrà a votare la prossima primavera, che Raggi una volta condannata sicuramente si dimetterebbe, aspetto a vedere». Il traffico di telecamere intorno al Marc'Aurelio è quello dei giorni migliori. Già visto all'epoca di Marino. Quando la piazza - si chiamava l'esercito dei marziani - scese in campo per sostenerlo. Come finì si sa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero