Nel dubbio e per non sbagliare se la prende «con i poteri forti a cui diamo fastidio». Virginia Raggi non parla, ma fa trapelare questi pochi concetti non...
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IL FRONTE
Serve dunque una risposta, e subito. «Entro 48 ore», promettono dal Comune arriveranno i nomi del nuovo responsabili dei conti (al vaglio dirigenti del Mef e l'economista Nino Galloni) e del capo di gabinetto (che sarà esterno). Anche se c'è all'orizzonte un altro problema: si chiama Paola Muraro. L'assessore all'Ambiente rischia di finire nel mirino della Procura per i suoi trascorsi in Ama come consulente esterne e per alcune telefonate che le tirerebbero in ballo nell'inchiesta Mafia Capitale. Lunedì sarà ascoltata - con la Raggi - in commissione ecomafie: sarà il giorno della verità. In Comune, dove in queste ore non regna proprio l'ottimismo, danno l'assessore in bilico. A dire il vero parlano di una «decina di giorni di autonomia» in caso di iscrizione nel registro degli indagati. A quel punto le dimissioni sarebbero scontate. E potrebbero essere seguite «anche da quelle di Paolo Berdini», l'assessore all'Urbanistica che sta mostrando in privato e da tempo diversi segnali di insofferenza. Ma ora si vive alla giornata, in Campidoglio. E Raggi prova ad affrontare ogni singolo problema, giorno dopo giorno. Prime le «cose» di casa, poi quelle esterne.
LA RETROMARCIA
Ecco perché ha deciso, sotto la pressione del mini direttorio e dei consiglieri di maggioranza ormai in rivolta, di rivedere gran parte degli stipendi dello staff. Nomine, tutti articoli 90, che sono stati inviati anche all'Anac. La riduzione dei compensi, a partire da quello di Salvatore Romeo, è stato un cavallo della base ma anche dei vertici. E alla fine così sarà. Provocando di fatto un'ulteriore paralisi ancora per diversi giorni. Poi appunto c'è il fronte esterno, quello del M5S. I rapporti sono gelidi. Si narrano di telefonate infuocate con Grillo («Virginia, non ti riconosco più») poi smentite dal Comune. Così come gli incontri tra i due. Ieri ha tenuto banco un altro piccolo giallo.
IL BLOG
E cioè la lettera con la quale il mini direttorio le dava «carta bianca» nella gestione del Comune facendo un passo indietro e prendendone dunque anche le distanze. La lettera doveva essere pubblicata sul blog di Grillo, ma la Raggi si è opposta quando ha letto che si faceva menzione anche al lavoro svolto da Minenna e Raineri, i bocconiani che se ne sono andati insieme a Solidoro dell'Ama sbattendo la porta. Alla fine è arrivato il «no, grazie» e la lettera non è stata più pubblicata. In compenso il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio è tornato a difendere l'operato di «Virginia» pubblicamente, unico esponente del direttorio nazionale. «Chi parla di caos non ha capito che sta parlando di Roma, e a Roma la straordinarietà noi la trasformeremo in ordinarietà. Non arretreremo nemmeno di un millimetro, andremo avanti». Come vuole provare a fare la Raggi, nonostante i passi indietro.
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Il Messaggero