Racket dei materassi, le aziende ingaggiano i rom per lo smaltimento

Racket dei materassi, le aziende ingaggiano i rom per lo smaltimento
Pur di non pagare all’Ama i cinque euro per lo smaltimento, ingaggiavano una coppia di rom che per pochi spiccioli, quasi tutte le notti, caricavano su un camioncino...

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Pur di non pagare all’Ama i cinque euro per lo smaltimento, ingaggiavano una coppia di rom che per pochi spiccioli, quasi tutte le notti, caricavano su un camioncino sgangherato decine e decine di materassi per poi abbandonarli sui marciapiedi.




All’indomani le strade di Tor Pignattara, a ridosso del Pigneto, si presentavano come vere e proprie discariche a cielo aperto, al punto che verso la metà di febbraio, in piena emergenza rifiuti, sui giornali scoppiò il caso ribattezzato «TorPignaFlex».



Dopo mesi di indagini ed appostamenti, grazie anche alle segnalazioni dei cittadini esasperati e agli scatti pubblicati online, gli agenti del gruppo Pics della polizia di Roma Capitale sono riusciti a rintracciare ed incastrare i furbetti dei materassi: si tratta di due grossi rivenditori - uno sull’Appia Nuova e l’altro di via Genzano - che invitavano, attraverso accattivanti offerte pubblicitarie, a rottamare il materasso vecchio per l’acquisto di uno nuovo.



La rottamazione però avveniva solo sulla carta: lo smaltimento era del tutto illegale e consentiva guadagni illeciti su più fronti. Per cominciare, ai clienti lo smaltimento del vecchio materasso costava venti euro. L’ingombro però non veniva conferito all’Ama, ma affidato a due pregiudicati di origine romena che li scaricavano in piena notte davanti ai bidoni della spazzatura, oppure li ammassavano in una delle tante bidonville della periferia, per recuperare molle in ferro da riciclare e rivendere. La spesa forfettaria da destinare ai due rom (dai 30 ai 50 euro) permetteva ai rivenditori di abbattere il costo di cinque euro per ogni pezzo smaltito e quindi di triplicare il guadagno.



Il sistema. «Un sistema – spiega Anselmo Ricci, responsabile della divisione Pics – utilizzato anche da altri rivenditori, su cui in queste ore sono incentrate le indagini. Spesso ci troviamo di fronte a imprenditori e commercianti senza scrupoli, non curanti dei gravi danni all’ambiente, e disposti a rischiare fino a 3.300 euro di multa a fronte di un guadagno illecito enorme».



L’inchiesta TorPignaFlex intanto ha aperto un nuovo filone di indagine. Nel grande affare dello smaltimento illecito (dai materiali di risulta agli ingombranti) vi sarebbe un vero e proprio indotto criminale, con imprenditori disposti a reclutare un esercito di «spazzini» facilmente rintracciabile grazie agli annunci affissi sui pali della luce. Il cerchio in queste ore si sta stringendo sui rivenditori di Montesacro e della Salaria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero