Cade un ramo d’albero lo decoriamo con un nastro @ MauroCapocci Il decoro non c’è più, ma la...
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@ MauroCapocci
Il decoro non c’è più, ma la decorazione è invasiva. E multicolore. Può essere giallorossa, tutti quei nastri con i colori di Roma capoccia. Può essere rossa e bianca, altri nastri ma che dicono la stessa cosa. Questa: si mette un nastro decorativo intorno all’albero caduto, o alla buca esagerata, o al muro crollato, o al pezzo di pista ciclabile imputridita e infrequentabile, e tutti questi pezzi di degrado romano, avvolti nei nastri, addobbati a festa come dei balocchi anche se nulla c’è da festeggiare, diventano delle installazioni dedicate all’immobilismo. Perché i nastri che adornano questa città, indicando un problema o un pericolo, servono a dire: ci siamo resi conto della situazione, e non la risolveremo mai.
Non fare oggi ciò che può fare domani o mai: ecco la morale del nastro. Lo metti lì, per salvarti la coscienza, e poi te ne infischi di rimuovere l’albero ben addobbato in giallorosso, o di riempire la voragine abbellita in biancorosso. Colorare il grigio, o il nero, della realtà romana, pur di lasciarla lì com’è. Un nastro risolve tutto. Un nastro dà l’illusione di un intervento, anche se lo stesso nastro finisce puntualmente per invecchiare e marcire insieme al problema segnalato. Facendo coppia con questo. Invecchiando insieme. Ma fino a un certo punto. Perché capita che il nastro venga rimosso da qualcuno, insofferente per questa ipocrisia. O provvede a sparire da solo, biodegradandosi. Invece la buca o l’albero caduto rimangono fissi, nella loro eternità. In attesa di un nastro nuovo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero