Mi rimane la strana impressione per cui quelli che si infilano a tutti gli eventi con l’hashtag non siano influencer, ma scrocconi. ...
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@alfcolella
Più importante del convegno e della sfilata in sé, dello showcase del cantante o della tavola rotonda è il dopo-mangereccio: il vero e inconfessabile motivo che spinge i professionisti della tartina ad attraversare Roma in lungo e in largo, sfidando caldo e traffico. E’ un esercito agguerrito e molto preparato, con un’agenda aggiornatissima ricca di eventi (pseudo) clou della capitale. La parola d’ordine è sempre e solo quella: buffet. Gli inviti cartacei, ormai, non trascurano questo dettaglio, anzi, lo ostentano, con un’evidenza tipografica sospetta. L’ospite va preso per la gola, e poco importa se ciò avvenga con patatine e noccioline e bibite sgasate: l’importante è che sia tutto gratis.
Della conferenza (talvolta stampa) si ascolta poco o nulla, appena gli applausi sanciscono la fine del dibattito, con scatto fulmineo gli affamati fan di pizzette e patatine si lanciano verso le tavolate imbandite per non perdersi nulla. Qualche sera fa, dietro piazza del Popolo, alcune boutique, in occasione di un evento di moda, avevano allestito dei tavolini assai poco fashion, a bordo strada, davanti ai tombini, con relativo olezzo.
Dentro ai negozi non c’era quasi nessuno, gli snack erano stati presi d’assalto, con un’eleganza e una sobrietà degne del peggior Black Friday americano. In fila, con fronti grondanti di sudore (per un tramezzino si sopportano anche 35 gradi di afa), gli adepti dello scrocco sembravano poco interessati al lato modaiolo dell’evento e molto più attratti dal calice di prosecco. Una girandola mangereccia e scroccona, in cui età e professione sembrano non contare, perché il buffet è come una livella.
marco.pasqua@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero