Una volta il demonio doveva possedere le persone una per una. Poi sono state inventate le chat delle mamme della classe su whatsapp. ...
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@purtroppo
Gli insegnanti le bocciano: diseducative, deresponsabilizzano i ragazzini. Le mamme replicano secche: prima c’era il telefono. Una guerra persa oramai. Una delle poche cose certe, adesso che anche la primavera ci ha traditi, è che la disputa sulle chat di classe sta per andare in ferie. Tempo un mese e il telefono finirà di trillare comunque, tra messaggi seri (chi chiede i compiti perché il figlio è malato) e chi solo perché il piccoletto era distratto ma sa di avere una rete di salvataggio. Una consuetudine ormai, che si va ad aggiungere a tutta una serie di messaggi inquietanti: «Ma c’è sciopero domani?»; «Chiara ha i pidocchi, controllate»; «a che ora è l’appuntamento per la partenza?», «siamo certe che l’hotel che li ospita non è della camorra?», tutte informazioni per cui un tempo bastava aprire il diario o chiedere chiarimenti a chi può darli davvero e che ora generano un interminabile bla bla bla, ci sommergono di bip e input senza spesso avere soluzioni.
Non sono più solo le mamme poi in realtà ”il male del mondo” perché ogni attività del figlio è accompagnata da una chat, per cui c’è chi la notte di Capodanno chiede «se domani ci sono gli allenamenti» e chi all’alba di ferragosto invia santini della Madonna dell’Assunta. Per non parlare dei ”buongiorno” quando non è aria o delle mine vaganti pronte a discutere e cavillare: i malintesi sono in agguato e la voglia di uscire dal gruppo con un pernacchione di saluto pure. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero