"Qualcuno volò sul nido del Cuculo" torna a teatro: parata di vip

"Qualcuno volò sul nido del Cuculo" torna a teatro: parata di vip
Una sala teatrale trasformata in un ospedale psichiatrico e la pazzia, vera o dissimulata, che per un momento diventa arte. E' questa la magia ai quali hanno potuto assistere...

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Una sala teatrale trasformata in un ospedale psichiatrico e la pazzia, vera o dissimulata, che per un momento diventa arte. E' questa la magia ai quali hanno potuto assistere i tanti ospiti arrivati ieri alla Sala Umberto per la prima di Qualcuno volò sul nido del cuculo il capolavoro letterario di Ken Kesley, arrivato sul palcoscenico grazie alla regia di Alessandro Gassmann - particolarmente emozionato e in piena fibrillazione prima dell'inizio - e all'adattamento del testo dello scrittore Maurizio De Giovanni. Uno spettacolo appassionato, commovente e divertente, imperdibile, per la sua estetica dirompente e per la sua forte carica emotiva e sociale. Un risultato raggiunto grazie a un allestimento contemporaneo ed elegante e a un cast eccezionale con a capo Daniele Russo.


Per un spettacolo d'eccellenza non poteva mancare anche un pubblico di livello. Tanti, infatti, i vip che hanno preso posto nelle poltroncine di velluto rosso. Fra le prime ad arrivare, Maria Paola Trovajoli, moglie del compianto Armando, accolta con un tenero abbraccio del direttore del Sala Umberto, Alessandro Longobardi. Pochi minuti prima dell'apertura del sipario ecco entrare gli attori Simone Colombari con la moglie Emanuela, Marco Aceti con la compagna Angela e il protagonista di Un Posto al Sole, Giorgio Borghetti.


La categoria degli artisti si arricchisce con la presenza di Augusto Fornari, Sofia Taglioni insieme a Graziano Scarabicchi e lo showman Beppe Convertini. Nelle prime file anche le attrici Federica Cifola e Laura Lattuada, i cantanti Piji Siciliani e Nicky Nicolai e l'ex schermitore, Stefano Pantano accompagnato dalla moglie. Entrano in sordina anche la moglie e il figlio di Alessandro Gassmann, Sabrina Knaflitz e Leo Gassmann che, una volta scoperti si concedono sorridenti al flash dei fotografi. La loro emozione si mischia al silenzio del pubblico durante la rappresentazione. Il testo è una lezione d'impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all'interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra individuo e potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell'uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere. L'applauso finale, altre emozioni dal palco. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero