Roma, il narcotest arriva tardi: 4 pusher nordafricani vengono liberati, il giudice: «Un fatto molto grave»

I 4 avevano diversi precedenti penali

Roma, il narcotest arriva tardi: 4 pusher nordafricani vengono liberati
Oltre 300 grammi di eroina nell'appartamento, centinaia di euro sequestrati, un vano tentativo di sfuggire all'arresto ingoiando la droga. Una situazione che non...

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Oltre 300 grammi di eroina nell'appartamento, centinaia di euro sequestrati, un vano tentativo di sfuggire all'arresto ingoiando la droga. Una situazione che non lascerebbe dubbi sulla convalida dell'arresto, anche perché i quattro africani avevano anche una serie di precedenti penali, e invece una svista agli indagati, che erano stati fermati, di essere liberati: in aula, al momento del processo per direttissima lo scorso mercoledì, mancava il narcotest. Quindi non c'era una prova effettiva che la sostanza sequestrata fosse droga. I quattro, tutti di età compresa tra i 51 e i 61 anni, due originari del Burundi, uno del Ruanda e uno della Tanzania, sono stati arrestati lo scorso 29 agosto. Il giudice non ha avuto alternative: «è molto grave», ha detto in aula.

L'ARRESTO

Quando la polizia è entrata nel loro appartamento vicino Ottavia, le prove che i quattro fossero dediti all'attività di spaccio non mancavano e tanto meno la droga: 314 grammi di eroina, sostanza per tagliare lo stupefacente e diverse centinaia di euro in contanti. E ne avrebbero trovata ancora di più se uno dei quattro, alla vista della polizia, non avesse ingerito quella che aveva in mano. L'uomo è anche accusato di resistenza a pubblico ufficiale per aver strattonato gli agenti che tentavano di arrestarlo e che dopo lo hanno accompagnato al Policlinico Umberto I, dove è stato ricoverato.

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L'UDIENZA

Il problema che non ha permesso di convalidare l'arresto degli indagati è stato palese mercoledì mattina durante il processo per direttissima che sarebbe dovuto seguire alla convalida: mancava, tra gli atti l'esame della sostanza sequestrata nell'appartamento degli indagati che attestasse "positiva al narcotest".
Il giudice è stato così costretto a scrivere nell'ordinanza che «L'arresto non risulta legittimamente eseguito, non ricorrendone i presupposti di legge, in quanto la sostanza caduta in giudiziale sequestro e trovata in possesso degli imputati, non risulta dagli atti trasmessi a questo giudice essere stata sottoposta al narcotest al fine di individuare la natura di stupefacente». Gli unici elementi si legge ancora nell'ordinanza - sono «Non decisivi, quale il sequestro congiunto di sostanza di presunta natura di mannitolo, sostanza da taglio dell'eroina, anch'essa non accertata».

I quattro indagati sono stati quindi rilasciati perché «Il giudizio direttissimo - ha precisato ancora il Tribunale - risulta essere stato promosso fuori dai casi previsti dalla legge». Così gli atti sono stati restituiti al pm per l'ulteriore corso delle indagini. Per quanto riguarda il presunto pusher, che era ricoverato in ospedale al momento della direttissima, il giudice non ha ritenuto necessario procedere al suo interrogatorio anche se probabilmente sarà possibile sottoporre ad analisi la sostanza che l'uomo aveva ingoiato al momento dell'arresto. E così tutti e quattro, con precedenti specifici, due di loro anche con recidiva infraquinquennale, ora sono indagati ma liberi.

IL GIUDICE

«È molto grave», ha commentato in aula il giudice che ha firmato l'ordinanza, Federico Bona Galvagno restituendo gli atti al pm Santina Lionetti. Toccherà al pm, adesso portare avanti le indagini, perché sulla base di quanto il giudice scrive nell'ordinanza. I soldi sono stati sequestrati anche perché, continua il giudice, c'è «il concreto e attuale pericolo che non servano per il sostentamento degli indagati, ma per comprare altra droga da spacciare».
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Il Messaggero