Pd Roma, rebus segretario: è già lite sull'ipotesi Madia

Pd Roma, rebus segretario: è già lite sull'ipotesi Madia
Passata la parata delle magliette gialle con la ramazza in mano, rimane ancora una casacca da assegnare nel Pd: è quella del segretario cittadino. Il congresso si conferma...

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Passata la parata delle magliette gialle con la ramazza in mano, rimane ancora una casacca da assegnare nel Pd: è quella del segretario cittadino. Il congresso si conferma un'entità mistica: la data del 18 giugno potrebbe subire un altro rinvio. La commissione nazionale di garanzia non ha ancora eletto il presidente e quindi, di rimando, non è stata nominata la commissione congressuale romana, quella che dovrà dettare i tempi e le regole. E soprattutto la scadenza per la presentazione delle candidature. Passaggi burocratici, che molto difficilmente si potranno espletare in un mese. Nel rimpallo e nelle attese dei vari «via libera», ecco riecheggiare il nome di Marianna Madia, ministro della Funzione pubblica. La prima a denunciare in tempi quasi non sospetti il brutto andazzo del Pd romano, ante-commissario e ante-Mafia Capitale. Giovane, donna e autorevole. La persona giusta al posto giusto? Se è vero che Matteo Renzi ha segnato Roma nella cartina come baricentro della prossima campagna elettorale che verrà, potrebbe darsi. «Quale miglior controcanto per la Raggi di Marianna?», si sfanno stuzzicare dall'idea diversi democrat.

La ministra non parla. Non conferma e non smentisce. Chi ha avuto modo di farsi due chiacchiere con lei, dopo il blitz di domenica a Tor Bella Monaca con la scopa in mano, ha raccolto disponibilità di massima all'insegna del «se me lo chiedono potrei pensarci» e soprattutto «vorrei però primarie all'americana, non degli iscritti ma di popolo».

LO STOP
Una fascinazione che gira e che va a sbattere con la linea di Matteo Orfini, commissario del partito romano e presidente nazionale del Pd, che all'ipotesi Madia dichiara: «Se si dimette da ministro, anzi da parlamentare spiega Orfini a Il Messaggero potrebbe essere una candidatura da prendere in considerazione. Lo statuto non permette l'elezione a deputati o senatori e sono sicuro che Marianna, così attenta alle regole, non chiederebbe mai deroghe, che tanto e comunque non ci saranno». Ecco fatto.
Tanto rumore per nulla? Di sicuro, l'ipotesi deroga avrebbe potuto interessare anche Roberto Giachetti, candidato dem sconfitto alle comunali, e per molti (ma non per tutti, tipo l'ala orlandian-zingarettiana) l'uomo giusto da cui ripartire. Bobo Giac sabato presenterà con la sua associazione Roma bella La Paralisi a Cinque Stelle: dalle 10 alle 13 al The Church Village (via Di Torre Rossa) una mattinata di confronto sulla Capitale con tanto di delibere «pronte per l'uso» che i grillini potrebbero adottare. Non è gradito l'abito scuro, né il simbolo del Pd.

LA ROSA

Ma se Madia è vorrei ma non posso e Giachetti è calato nel ruolo dell'oppositore seriale alla giunta Raggi, chi farà il segretario quando arriverà se arriverà il giorno del congresso? La maggioranza renziana che ha vinto le primarie sfoglia la margherita: Valeria Baglio come Luciano Nobili o Daniele Torquati (dei tre quest'ultimo, ex mini sindaco di periferia, sembra avere più fiches di tutti). Anche il gruppo di Piazza Santa Chiara, movimento capitanato dalla presidente del I municipio Sabrina Alfonsi e da ex mini-sindaci, scalda i motori e martedì si vedrà alla Città dell'Altra Economia. Nicola Zingaretti, dall'altra parte del fiume, aspetta segnali di fumo dalla maggioranza per pesare e ponderare senza preclusioni di sorta. E quindi, come sempre, siamo di nuovo alla partenza di questo gioco dell'oca chiamato congresso del Pd. Che al momento non c'è, così come i candidati. Salvo accelerazioni di Renzi, s'intende.
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Il Messaggero