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Tre donne uccise nel cuore della Capitale, in via Augusto Riboty e via Durazzo, e il quartiere Prati si tinge di giallo e di rosso. Come per il delitto di Simonetta Cesaroni che a soli 20 anni fu uccisa con 29 coltellate in un'elegante palazzina di via Poma. Era il 7 agosto del 1990, ma con un copione che continua a ripetersi ieri i residenti hanno visto macchine della polizia, della Squadra Mobile attraversare a più riprese le strade del quartiere.
Prostitute uccise a Roma, la pista del serial killer: accoltellate due cinesi e una colombiana
Agenti in borghese, investigatori, uomini della scientifica hanno lavorato fino a tarda notte sui luoghi del delitto. Cittadini sconvolti e sotto choc. Ma tutti ripetono: «Sapevamo quello che accadeva in quelle due case». Intanto le vittime: due prostitute di origini cinesi che da tempo esercitavano la professione in una casa regolarmente affittata in via Augusto Riboty. Le prime ieri mattina a essere uccise dall'assassino che poi si è diretto verso la seconda casa di appuntamenti del quartiere elegante e frequentato perlopiù da professionisti, in via Durazzo. Dove è stata ammazzata Marta Castaño Torres, 65enne di origini colombiane. Anche in questo caso, il locale era regolarmente affittato per essere poi trasformato in una casa di appuntamenti in cui esercitavano la sorella della vittima, Maria, una trans di 60 anni, e un'altra donna trans, Paola sua coetanea.
«IL VIA VAI ERA CONTINUO»
«Sono nata e cresciuta qui.
C'è chi ricorda anche l'arrivo delle tre ragazze: «Dieci anni fa ho visto arrivare prima Maria. Poi è arrivata Marta un paio di anni dopo e infine una terza ragazza» dice Roberta Franceschini, pure lei residente in una delle palazzine della strada dove si è consumato il delitto della prostituta colombiana. I portieri di quelle palazzine liberty si danno tutti di gomito. Il giro di prostituzione era sulla bocca di tutti ma nessuno si era mai sognato di denunciare. Proprio davanti al civico 28 di via Riboty c'è una pizzeria Bona. Il titolare racconta: «Queste due ragazze non le ho mai viste ma che in quell'appartamento si prostituivano era risaputo». «Nell'ultima assemblea - rivela uno dei condomini - ne abbiamo parlato a lungo. Stava diventando un problema perché quel via vai continuo non ci faceva stare sicuri». Antonio che abita proprio all'inizio della via ci racconta: «Dovrebbero esserci molte più telecamere per sentirci più sicuri anche se va detto che qui è la prima volta che succede una cosa così grave. Prima di questa tragedia avevo sentito al massimo della morte di un cliente ma nulla di più».
Il Messaggero