Lazio, nei Pronto soccorso tornano i percorsi per i malati Covid

Urgenze rimodulate per i pazienti positivi: il 118 li porterà nel nosocomio più vicino. Aree separate per i contagiati

Non più solo negli ospedali Covid ma in tutti i pronto soccorso della città. È questa la nuova direttiva della Regione Lazio che rimodula le urgenze per i...

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Non più solo negli ospedali Covid ma in tutti i pronto soccorso della città. È questa la nuova direttiva della Regione Lazio che rimodula le urgenze per i pazienti positivi che necessitano di un ricovero ospedaliero o che versano in condizioni urgenti, non affrontabili o risolvibili dentro le mura domestiche. «Fino a qualche giorno fa le principali urgenze Covid le gestivamo noi - spiega Francesco Pugliese, direttore del Dea dell’Umberto I - e altri ospedali i cui pronto soccorso erano stati indicati per le urgenze del virus ora invece la rete si è allargata». Questo ha avuto un duplice effetto: da una parte “decongestionare” l’attività specifica di alcuni pronto soccorso e accorciare il tempo di attesa gli utenti.

Nella direttiva regionale infatti si invita l’Ares a recarsi nella struttura ospedaliera più vicina dal luogo in cui si prende in carico un paziente. Naturalmente come è stato garantito fin dall’inizio della pandemia i pronto soccorso hanno diversificato i percorsi per cercare di evitare commistioni tra i malati, dedicando delle aree a casi accertati o sospetti Covid e lasciando altre zone a diverse urgenze. Non solo, resta sempre attivo lo schema del tampone all’ingresso quale che sia l’urgenza. I casi stanno continuando a salire e non è escluso che, se la curva non dovesse stabilizzarsi nei prossimi giorni, il Lazio possa passare in zona gialla a ridosso delle festività natalizie anche se molto dipenderà dai comportamenti, dai richiami e dall’aumento delle prime dosi di vaccino. Di certo l’indice Rt è in lieve calo: si attesta poco sopra all’uno e questo è un buon segnale, soprattutto se dovesse stabilizzarsi nei prossimi giorni.

 

 

I RISCHI

C’è tuttavia un altro rischio: «Se i ricoveri dovessero continuare a crescere - commenta Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma - e con essi gli ingressi nei pronto soccorso e nei reparti, inevitabilmente si arriverà a una nuova contrazione delle prestazioni ordinarie e ricordiamoci sempre che le principali urgenze riguardano pazienti no vax». In tutta la Regione ci sono ancora più di 450 mila persone dai 12enni agli over 80 che non hanno prenotato la prima dose. In questo gruppo c’è di tutto: «ci sono persone che vanno convinte, altre che hanno solo paura, poi ci sono persone da Tso - commenta il governatore Nicola Zingaretti - Quello che li unisce è l’egoismo, perché sono dei privilegiati».

La sanità italiana e anche quella del Lazio «è condizionata dal Covid e questo ha delle ricadute drammatiche sulla presa in carico delle altre patologie - conclude Zingaretti - Se noi avessimo avuto un monte vaccinati molto più alto anche l’habitat naturale in cui il virus circola sarebbe stato molto più ristretto. Quindi i no vax hanno una responsabilità drammatica nei confronti di tutti noi e di tutta la nostra comunità. Ma possiamo ancora evitare la zona gialla». Intanto sul fronte dei nuovi positivi i casi continuano a salire. Ieri il dato era di 1.253 positivi (132 in più sul giorno precedente) e la metà - 611 casi - è stata contata nella Capitale. Scendono i ricoveri che comunque restano alti (708 degenti) mentre non subiscono variazioni gli ingressi nelle Terapie intensive che, tuttavia, lambiscono quota 100 con 97 pazienti “critici”. 


 

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Il Messaggero