Roma, adesca 14enne su Facebook con un profilo fake: poi la stupra. Rischia sei anni di carcere

Roma, adesca 14enne su Facebook con un profilo fake: poi la stupra. Rischia sei anni di carcere
Una falsa identità e un profilo fake su fb per agganciare una liceale di quattordici anni. Messaggi e cuoricini. Dall'altra parte del pc, però, non un...

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Una falsa identità e un profilo fake su fb per agganciare una liceale di quattordici anni. Messaggi e cuoricini. Dall'altra parte del pc, però, non un venticinquenne e nemmeno uno studente timido prossimo alla laurea in medicina, ma un perditempo di 44 anni e con un precedente penale per violenza sessuale. Per l'inganno via chat sfociato, almeno secondo vittima e procura in uno stupro in uno stabile abbandonato sulla Tiburtina, Mario Abignente, ormai prossimo alla cinquantina e di origine napoletana, rischia ora di pagare con sei anni e nove mesi di carcere.


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NUOVA AUDIZIONE
Questa almeno la richiesta di condanna avanzata, ieri, dal pm Antonio Verdi. La sentenza è stata rinviata alla battuta finale. La corte ha disposto una nuova audizione della vittima. «Ciao, sono Manuel, ho venticinque anni, studio medicina. Sembri simpatica, chattiamo un po'». Era l'estate del 2014, aggancio riuscito. Quattro mesi di corteggiamento e poi l'incontro fuori dalla scuola, l'idea di marinare le lezioni, una passeggiata col bus fino a un edificio abbandonato sulla Tiburtina e poi lo stupro. Una violenza per cui il finto studente in medicina non ha scontato un giorno di carcere. Non è bastato nemmeno che il falso Manuel chiamasse nella segreteria della scuola spacciandosi per il papà per poter parlare con lei. «Ho sbagliato sicuramente», ha anche ammesso per iscritto il falso studente-stupratore. «Non mi interessa il tuo giudizio e quello di nessuno altro. Dovevo aspettare che lei crescesse. Vero, mi sento in colpa».


Era stato considerato sufficiente il divieto di avvicinamento all'adolescente, alle compagne di classe, alla scuola, a casa, alla famiglia di lei. E con il divieto di comunicare con tutti, con qualsiasi mezzo, segreteria scolastica compresa. Gli atti lo descrivono come bugiardo e ossessivo. La difesa solo come innamorato. Quando i genitori dell'adolescente le tolgono il telefonino, lui ne compra un altro. Chiama e invia messaggi anche durante le ore scolastiche. E se la ragazzina non risponde si serve degli smartphone delle compagne. Tutto cambia con lo stupro. Il primo novembre Manuel si mostra per quello che è, un quarantenne. È il loro primo appuntamento. Lo incontrerà una seconda volta fuori dalla scuola, nei pressi di Montesacro, dove lui l'attendeva per vederla. La convince a marinare la scuola, la fa addentrare in un edificio abbandonato sulla Tiburtina e la violenta. Lei si divincola e piange, ma senza scampo. Quindi sparisce da Facebook e whatsApp, chiude il pc e il telefonino. E soprattutto racconta tutto ai genitori e alle amiche. Anzi a un amica arriva prima la confidenza di Manuel. «Prima che me lo raccontasse lei», dirà agli investigatori , «Manuel mi ha scritto che aveva avuto un rapporto con lei. Mi ha detto che era lei che lo aveva voluto. Lui descriveva questa cosa dicendo che lei piangeva dalla felicità e che era stata felice con lui. Invece era distrutta». L'imputato è ora detenuto per altro.
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Il Messaggero