L'influencer a processo: «Io sono stato truffato». Il caso dei 10mila euro per entrare in Campidoglio

L'imprenditore: "Mi hanno chiesto 6mila euro per un posto nei servizi segreti vaticani"

L'influencer a processo: «Io sono stato truffato». Il caso dei 10mila euro per entrare in Campidoglio
Avrebbero offerto a un imprenditore del lusso la possibilità di «piazzarlo» in prestigiosi posti di lavoro, grazie alle loro conoscenze, poi risultate finte. In...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Avrebbero offerto a un imprenditore del lusso la possibilità di «piazzarlo» in prestigiosi posti di lavoro, grazie alle loro conoscenze, poi risultate finte. In cambio avrebbero chiesto denaro che sarebbe servito a "oliare" «i componenti delle varie commissioni che dovevano decidere chi assumere». È quanto emerge dall'informativa del commissariato Trevi a carico di Vincenzo Caprioli, romano di 76 anni, e Armando Wood, classe 53 di Capua, accusati dalla Procura di Roma, a seconda delle posizioni, di truffa e simulazione di reato. Un processo nato a seguito della querela presentata nel febbraio 2017 da un 35enne ascolano che oggi è imprenditore nel mondo del lusso, oltre che campione di arti marziali; a sua volta imputato per tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni e minacce rivolte proprio ai danni di Caprioli. Quest'ultimo era stato denunciato per reati simili già nel 2012 e all'inizio del 2023. Come si legge nell'informativa della polizia, che non è mai stata acquisita agli atti del processo, visto che non fa altro che ripetere i contenuti della querela «in ogni occasione evidenziava di essere in contatto con persone altolocate».

 

 

IL POSTO NEI SERVIZI SEGRETI

Un giorno avrebbe invitato l'imprenditore in Campidoglio per fargli vedere il suo ufficio. «È lì che ha conquistato la mia fiducia. I vigili non volevano farmi entrare. Poi è arrivato lui "sta con me" e sono passato. Tutti lo salutavano. Aveva persino una sfilza di bigliettini da visita, ognuno con una carica diversa», spiega l'influencer. Da quell'incontro, stando alla querela dell'imprenditore del lusso, sarebbero iniziate le richieste di denaro di Caprioli per farlo assumere in uffici prestigiosi. «Per il Campidoglio 10mila euro subito e tre mensilità di stipendio poi, per l'Eni 12.500 euro prima e tre mensilità dopo», si legge nell'informativa. Quest'ultima accettata dall'influencer. Per un posto nell'Università Pontificia sarebbero serviti 25mila euro, che al tempo la vittima non possedeva, per cui aveva offerto l'auto della madre, poi sparita. Dalle indagini svolte dal commissariato, Caprioli avrebbe inscenato il furto, per questo è accusato di simulazione di reato. Ovviamente gli enti e le aziende sono totalmente estranei ai fatti e le circostanze denunciate sono al vaglio di un giudice, visto che il processo non si è ancora concluso. Wood invece, stando alle carte in mano al pm, avrebbe chiesto 6mila euro all'imprenditore per garantirgli un posto nei Servizi segreti vaticani.

LA PRECISAZIONE

«Non è assolutamente vero - come precisato in una richiesta di rettifica pervenuta al nostro giornale dai legali Giuseppe Sabato e Ugo Cioffi, ovvero i rispettivi difensori di Vincenzo Caprioli e Armando Wood - che agli atti del processo vi sia una informativa che affermerebbe che i nostri assistiti abbiano perpetrato una truffa in danno dell'influencer. Infatti, l'informativa menzionata si è meramente limitata a riportare, in maniera riassuntiva, i contenuti della querela dallo stesso presentata sicché non potrà mai assurgere ad elemento di riscontro delle accuse da lui formulate, come invece lascia subdolamente intendere con le proprie dichiarazioni. Ciò è tanto vero che, nel corso del dibattimento, cui, è bene rilevare, il B. non ha mai inteso partecipare, neppure quando citato dal Tribunale per rendere la propria testimonianza, l'operante di Polizia Giudiziaria estensore dell'informativa ha riferito che il contenuto di quest'ultima altro non era che quanto narrato in querela da B., sicché non esistono elementi di prova oggettivi diversi ed ulteriori che confermino le accuse formulate da B.».

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero