Se negano il posto auto all’invalido vero

Se negano il posto auto all’invalido vero
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Questa è una storia di sofferenza e burocrazia, due mondi lontani. Alessandro Pezzoli, 46 anni, è un invalido al cento per cento, soffre di sclerosi sistemica progressiva, respira grazie alla bombola di ossigeno di giorno e di notte, ha avuto tre infarti, pesa 140 chili, da solo non può fare un passo e cammina con il deambulatore. Per il Comune non è abbastanza malato. Non tanto da avere diritto al parcheggio per disabili sotto casa. Il paradosso è che lo avrebbe se solo uscisse più spesso per andare a curarsi in ospedale, almeno tre volte a settimana, come vuole la normativa. Lui ci va solo 5 giorni al mese, troppo poco. «Sono sequestrato in casa, agli arresti domiciliari. Se esco a fare le cure rischio di morire, non ce la faccio a camminare fino alla macchina. Il parcheggio vicino, in via Conca d'Oro dove vivo, non si trova mai». Per due volte la commissione del II municipio che doveva esaminare la richiesta di permesso personalizzato per il parcheggio ha risposto.



«Mi hanno spiegato che non rientro nei requisiti dal momento che non faccio terapie abbastanza frequenti. Non sanno quanto sono invalidanti le cure che faccio io, flebo da otto ore ciascuna. Se riesco appena a parlare che mi viene subito l'affanno come posso trascinarmi per centinaia di metri fino alla macchina? Mi riconoscono l'invalidità totale, la pensione e l'indennità di accompagno, ma il posto auto no. Ho protestato con il Comune, spero che facciano qualcosa. Tutto questo mi suona di ingiustizia, di accanimento burocratico. Come se mi dicessero: ti vogliamo morto».



maria.lombardi@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
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